L’emergenza legata alla diffusione del coronavirus pone non pochi problemi alla gestione del servizio scolastico e, fino a quando i Ministeri della Salute e dell’Istruzione non emaneranno disposizioni valide per l’intero territorio sarà inevitabile che si susseguano prese di posizione, richieste, proteste e appelli.
Come sta facendo l’associazione dei Partigiani della Scuola Pubblica che chiede al MIUR di “prendere misure immediate di prevenzione per arginare l’epidemia e proteggere i propri cittadini”.
Nel concreto i Partigiani pensano soprattutto alla chiusura delle scuole di ogni ordine e grado in tutte le regioni in cui sono state accertate positività al Coronavirus (ad oggi, Lombardia, Lazio e Veneto) e alla sospensione dei viaggi e delle visite di istruzione.
“Sarebbe opportuno – scrivono i Partigiani in un loro comunicato – sospendere immediatamente i cosiddetti ‘Corsi di Formazione di ambito’ che stanno per avviarsi in tutto il territorio italiano, dove verranno a trovarsi in strettissimo contatto gruppi di docenti composti da centinaia di unità in luoghi chiusi e per lungo tempo, che poi si recheranno in tutte le aule del territorio nazionale”.
Non solo, perché la proposta è persino quella di limitare tutti gli incontri collegiali (collegi, consigli, e così via) allo stretto indispensabile, e, possibilmente, attivare tutte le possibili risorse telematiche (social e Skipe, per esempio).
“Sarebbe inammissibile – aggiungono – se con tutte le risorse investite ci fossero ancora Istituti Scolastici non in grado di adempiere a tale funzione”.
Senza trascurare la possibilità di “sospendere tutti i progetti PON e POR che espongono ulteriormente i ragazzi e le ragazze a contatti ulteriori in ambienti chiusi e con persone divere”.
“Riteniamo – concludono i Partigiani – che queste misure siano urgentissime e che non ci si deve far condizionare in nessuna maniera dalla ricaduta economica in termini di mancati guadagni né per le agenzie di viaggio né per esperti e docenti che sono stati o saranno individuati per PON e POR”.
Per dare maggior forza all’appello, i PSP ha deciso di aprire anche una petizione in un sito specializzato con l’intenzione di “fare pressione” sulla Ministra Azzolina affinchè assuma le iniziative del caso.
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