È caos sui rientri a scuola dopo oltre i cinque giorni di assenza. I medici lamentano la mancanza di coordinamento. Tanto è vero che si segnalano sempre più casi di diverse interpretazioni delle indicazioni governative e ministeriali. La Federazione italiana medici pediatri ha ammesso che “nell’ultimo decreto del Governo per l’emergenza coronavirus è specificato che i certificati sono necessari in caso di assenza superiore a cinque giorni, dovuta a malattie infettive soggette a denuncia. Ma Regioni e presidi si muovono in ordine sparso”. Sul tema abbiamo intervistato Vincenzo Fusco, medico di base di Roma.
Dottore, sul certificato medico di rientro a scuola ogni regione sta producendo soluzioni diverse. Perché si è arrivati a questo?
La confusione si è creata sull’onda emotiva scatenata dal Coronavirus. Nei giorni passati, ci si era mossi in ordine sparso, mal interpretando la precedente comunicazione del Governo. In tal modo, noi medici per alcuni giorni ci siamo trovati a certificare le avvenute settimane bianche o, nella peggiore delle ipotesi, malattie da raffreddamento che potevano nascondere qualcosa di più serio. Ma senza avere la possibilità di alcuna diagnosi strumentale, anche sotto la spinta dei familiari, che chiedevano di far tornare a scuola il figlio non vivendo, almeno per ora, in una città dichiarata zona rossa.
Ma l’ultimo DPCM sul Coronavirus, del 1° marzo, ha chiarito che il medico deve certificare il rientro a scuola solo per “la riammissione nelle scuole di ogni ordine e grado per assenze dovute a malattia infettiva soggetta a notifica obbligatoria, di durata superiore a cinque giorni”. Perché ci sono ancora incertezze?
Finalmente si è fatta chiarezza. Però, in effetti, questa mattina (martedì 3 marzo n.d.r.) non tutte le scuole avevano recepito la comunicazione, pur essendo stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale.
Nella capitale qual è la situazione? Quali sono le vostre indicazioni?
A Roma, al momento, ci troviamo di fronte a casi che possiamo catalogare come sporadici. E sinora tutti di ‘importazione’: non sembra infatti essere presente un ‘focolaio’ locale. La guardia va comunque mantenuta decisamente alta.
Secondo lei è giusta la decisione di nove regioni, l’ultima è il Veneto, di abolire la presentazione del certificato medico?
Riguardo alla decisione della regione Lazio e altre regioni di abolire il certificato per il rientro a scuola, personalmente mi trova in disaccordo. Perché, in generale, troppi bambini e ragazzi rientrano a scuola non guariti.
La Federazione italiana medici pediatri si è però detta in disaccordo: si tratterebbe di un passo indietro. Il tema rimane aperto a più interpretazioni. Come se ne esce?
A mio parere, l’ultimo decreto del Consiglio dei ministri contiene la soluzione più giusta, da mantenere anche in futuro: noi medici, verifichiamo le malattie con obbligo di denuncia e non i rientri dalle vacanze, i quali, al limite, andrebbero auto-certificati dalle famiglie degli alunni.