Uno dei compiti più difficili in questi giorni di sospensione delle attività didattiche è quello di mantenere vivo il contatto con gli alunni: se poi si tratta di bambini della scuola dell’infanzia, l’impresa diventa ardua. Perché ai problemi della didattica a distanza – di tecnologie adeguate, di software, connessione e quant’altro – che palesa un alto numero di famiglie, si aggiunge la difficoltà di spiegare ai bimbi i motivi dello stare a casa. E motivarli a rispondere agli stimoli delle maestre. Fondamentale è, senz’altro, il ruolo attivo dei genitori. Ma anche le modalità e l’approccio di avvicinamento.
Descriviamo, a questo proposito, l’esperienza della scuola dell’Infanzia “Alfieri” di Roma, dove anche nei giorni della paura da Coronavirus, si prosegue il progetto “Scuola nel Bosco”.
Seppur a distanza, le insegnanti dell’Istituto di Largo San Pio V, del XIII municipio capitolino, stanno coinvolgendo i bambini con alcuni progetti e lavori da svolgere in casa, in continuità con le attività all’aperto iniziate all’inizio dell’anno scolastico e realizzate in collaborazione con gli operatori di Legambiente del Circolo “Parco della Cellulosa”.
E così, grazie a WhatsApp e alla tecnologia, le insegnanti sono presenti ogni giorno nella crescita educativa dei loro alunni: ma il mezzo, rimane tale. Quello che conta è il grado di coinvolgimento dei bambini.
Le indicazioni del Ministero dell’Istruzione su come fare didattica distanza anche agli alunni più piccoli sono contenute nella nota. n. 388 del 17 marzo: nella nota, a firma del capo dipartimento Marco Bruschi, si legge che “per la scuola dell’infanzia è opportuno sviluppare attività, per quanto possibile e in raccordo con le famiglie, costruite sul contatto “diretto” (se pure a distanza), tra docenti e bambini, anche solo mediante semplici messaggi vocali o video veicolati attraverso i docenti o i genitori rappresentanti di classe, ove non siano possibili altre modalità più efficaci. L’obiettivo, in particolare per i più piccoli, è quello di privilegiare la dimensione ludica e l’attenzione per la cura educativa precedentemente stabilite nelle sezioni“.
A questo proposito, “Il progetto La Scuola nel Bosco continua e va oltre le distanze”, spiegano le maestre: “è un modo per stare vicino ai bambini e fargli sentire tutto il nostro affetto”.
Sono due, spiegano, i progetti che hanno coinvolto ed entusiasmato i bambini nelle loro abitazioni. In “Arcobaleno” le insegnanti hanno lanciato un gioco: ogni “bambino nel bosco” è stato invitato a disegnare un arcobaleno su un foglio, cartellone o lenzuolo con la scritta “Andrà tutto bene” per poi appenderlo sul balcone o terrazzo di casa. “Vogliamo lanciare un’onda di positività”, hanno spiegato, “e far divertire i nostri bimbi e bimbe”.
Con “Alberi”, invece, vista l’impossibilità attuale per i bambini di poter andare a Villa Carpegna (sede abituale del progetto “La scuola nel bosco”) e nelle altre ville e parchi di Roma, le insegnanti hanno lanciato ancora un altro messaggio positivo ai bambini: “Non possiamo andare al bosco, ma possiamo farne nascere uno in casa! Perché noi siamo come alberi, con i piedi per terra e la testa verso il cielo!”.
Ai piccoli è stato chiesto di disegnare un albero su un foglio o un cartellone e di colorarlo. “Usando la vostra fantasia”, hanno spiegato le insegnanti ai bambini, “nel mettere insieme materiale di recupero, come negli esempi, attaccatelo nelle vostre camerette, così da poterlo abbracciare con gli occhi ogni volta che vorrete. Non temete, presto potremmo tornare ad abbracciare veramente i nostri amici alberi a cui è mancato tantissimo i nostri sorrisi e il nostro amore!”.
Un esempio, insomma, di come i messaggi di speranza di solidarietà e affetto da parte delle insegnanti per i “loro” bambini, conti molto di più di quale mezzo si utilizzi per colmare la distanza fisica.
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