Cosa devono fare le scuole per ridurre al massimo il possibile contagio del Coronavirus? È quello che si stanno chiedendo in molti, soprattutto i presidi, dopo la notizia della sospensione delle lezioni e la chiusura dei locali pubblici, tutela della cittadinanza, disposte prima dal sindaco di Codogno e poi da quelli di Casalpusterlengo e Castiglione.
Le scuole, come tutti i luoghi aperti ad un alto numero di persone, sono del resto, almeno potenzialmente, più esposte ai contagi. E siccome si sono riscontrati i primi sei contagiati, tra cui un’insegnante, ora sono in tanti a chiedere lumi su come è meglio comportarsi. Anche in occasione delle visite didattiche esterne e, soprattutto, delle gite di più giorni.
In alcune scuole la paura del Coronavirus ha indotto i dirigenti scolastici a sospendere le gite che avrebbero dovuto svolgersi in primavera.
In base a quanto scrive l’Ansa, la preside del Liceo scientifico “Enrico Fermi” nell’agrigentino, Giusy Diliberto, ha bloccato l’organizzazione di un viaggio d’istruzione che gli studenti di quinto anno avrebbero dovuto effettuare in Polonia.
Sospesa anche un’altra gita a Roma. “Mi sono giunte diverse telefonate di genitori molto preoccupati – afferma la Diliberto – perché la situazione, in effetti, è tuttora incerta, e allora abbiamo deciso di rimandare il tutto, in attesa dell’evolversi degli eventi e di notizie che siano più rassicuranti, che garantiscano al meglio la sicurezza di tutti”.
Le gite scolastiche in programma per la prossima primavera sono state sospese, e per lo stesso motivo, anche dalla dirigente del Primo Circolo didattico “Giovanni XXIII” e della scuola media “Inveges” Gabriella Scaturro a Sciacca. “Le informazioni contenute nelle circolari che ci sono arrivate dal ministero della Salute sono didascaliche, e al momento tutte le notizie sulla diffusione del virus sono improntate sui dubbi.
In queste ore si sta decidendo come procedere. Lo chiedono anche i dirigenti scolastici, i quali mettono le mani avanti.
“Ci aspettiamo che il ministero della Salute dia alle scuole le indicazioni che ritiene necessarie per contenere il rischio di contagio”, spiega Roberta Fanfarillo, responsabile dei dirigenti scolastici iscritti alla Cgil.
La sindacalista sostiene che “anche il ministero dell’Istruzione deve prendere indicazioni dal ministero della Salute e dal Consiglio Superiore di Sanità in caso di emergenza sanitaria, come lo è questa”.
I presidi, sottolinea Fanfarillo, non possono e non vogliono prendersi responsabilità non loro. “In questo momento – dice la sindacalista – chiedere a profani delle misure, significa interferire con un compito che è esclusivo dell’autorità sanitaria e creare allarme ingiustificato”.
In effetti, in Lombardia, dove sono concentrati i primi contagi, è stata attivata una task force regionale che sta operando in stretto contatto con il ministero della Salute e con la Protezione Civile.
“Attendiamo fiduciosi e riteniamo che in questa vicenda noi presidi non possiamo dare indicazioni: invito i colleghi a consultare i siti ufficiali del Ministero della Salute e dell’Istruzione e attenersi alle indicazioni che il territorio o il Ministero danno”, conclude la sindacalista Confederale.
Anche gli altri sindacati la pensano allo stesso modo. “Siamo preoccupati: chiediamo che il ministero della Salute ci dia le necessarie indicazioni per operare correttamente nell’ambito di una strategia generale, nazionale”, dice Paola Serafin, che guida i dirigenti scolastici della Cisl.
“Era purtroppo prevedibile che ci fossero persone italiane contagiate nel nostro Paese – continua la ds – prima o poi un’estensione del fenomeno era evidente che ci sarebbe stata. Noi presidi ci affidiamo al Servizio sanitario nazionale: deve essere questo ad indicarci la via; la strategia deve essere complessiva non basta mettere un tampone: ci vuole una regia nazionale. Aspettiamo che chi è competente ci dica cosa fare”.
Di “preoccupazione ma non allarmismo” preferisce invece parlare l’Anp, l’Associazione nazionale presidi guidata da Antonello Giannelli, che invitano a “non farsi prendere dal panico”.
“Le persone interessate non appartengono al mondo scolastico o comunque non lo frequentavano da tempo – commenta Giannelli – Deve essere l’autorità sanitaria a esprimersi, evitiamo di fare allarmismo o creare tensioni. Le scuole sono luoghi sicuri”.
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