Prima del contagio da coronavirus la regola fondamentale valida per tutti i gradi di istruzione, era quella per cui le classi in cui erano presenti degli alunni diversamente abili non poteva superare il limite di 20, a patto che questa necessità fosse stata motivata in base alle esigenze formative degli allievi disabili.
Se non ci fossero stati alunni disabili, invece, il Dirigente Scolastico doveva attenersi ai seguenti limiti:
- scuola dell’infanzia: minimo 18, massimo 26 alunni per classe;
- scuola primaria: minimo 15 (il limite si abbassa a 10 nei Comuni di montagna, nelle piccole isole e nelle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche), massimo 26 alunni per classe;
- scuola secondaria di I grado: minimo 18, massimo di 27 (il limite si abbassa a 18 nei Comuni di montagna, nelle piccole isole e nelle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche);
- scuola secondaria di II grado: minimo 27, massimo 30 alunni per classe.
Oggi per effetto del distanziamento sociale, utile a combattere il contagio da coronavirus, i rapporti fra numero di alunni e superficie dell’aula devono necessariamente cambiare.
Il governo francese ad esempio ha riaperto le scuole a partire dall’11 maggio per gli studenti più giovani e per massimo 15 in classe, quando di solito erano in 30. Quindi è facile presupporre anche in Italia un dimezzamento del numero degli alunni per aula.