Io non sono un esperto di virus, ma ho competenze in ambito pedagogico, nell’ambito dell’educazione fisica e nell’ambito del sostegno ad allievi con disabilità e sono molto preoccupato per la salute dei miei allievi, delle loro famiglie e di tutti noi.
Non essendo un esperto in merito a ciò che riguarda i virus, su questo tema posso solo fare delle domande a coloro che per studi e competenze possono dare delle risposte.
1 – È vero che la forte diffusione del virus è attribuibile alla scarsa organizzazione iniziale del Sistema Sanitario, che ha messo a rischio prima di tutto la sicurezza di medici e infermieri, in particolare dei medici di base, non fornendo loro informazioni, istruzioni e protezioni adeguate?
2 – È vero che le residenze per anziani sono state altrettanto impreparate e sono state un’altra sede di focolai che hanno favorito e accelerato la diffusione del coronavirus?
3 – È vero che in molti posti di lavoro, nelle prime settimane, non sono state fornite adeguate protezioni ai lavoratori e non state create le condizioni per evitare la trasmissione del virus?
4 – Quante evidenze esistono invece in merito al fatto che i praticanti l’attività sportiva all’aria aperta hanno contribuito a diffondere il virus?
5 – È vero che la permanenza per lunghi periodi in ambienti chiusi – magari con sovraesposizione nell’utilizzo di dispositivi elettronici, Internet e videogiochi – nonché la mancanza di ritmi di vita regolari, produce danni fisici e psicologici, favorendo tra l’altro lo sviluppo e il peggioramento di fenomeni depressivi e altre patologie psichiatriche?
6 – È vero che una popolazione indebolita dal punto di vista fisico e psicologico possiede un sistema immunitario più vulnerabile e questa condizione potrebbe favorire la diffusione del virus?
7 – È vero che i danni fisici e psicologici della vita in ambienti chiusi sono per tutti un fattore di rischio, ma per bambini, adolescenti e persone con disabilità, possono essere ancora più gravi?
8 – Siamo coscienti del fatto che molti ragazzi che non stanno frequentando la scuola hanno perso il senso del ritmo delle giornate e degli impegni, rischiando una condizione da hikikomori, anche perché la didattica a distanza non può sostituire pienamente le attività che si svolgono a scuola?
9 – È peraltro sempre valido il principio secondo il quale nella stagione più calda la diffusione dei virus è molto ridotta dal fatto che vivendo all’aperto – piuttosto che in ambienti con poca luce e scarso ricambio d’aria – ci si ammala meno facilmente, in virtù del fatto che i raggi ultravioletti uccidono i virus e all’aria aperta è molto meno probabile la possibilità di trasmissione da una persona all’altra?
10 – È vero, a conferma di quanto sopra riportato, che le persone che praticano attività sportiva e in particolare all’aria aperta sono dotate di un sistema immunitario più forte e in genere si ammalano molto meno?
11 – È vero che in Germania e in Svizzera, dove il numero dei decessi in rapporto sia alla popolazione che ai contagiati è nettamente inferiore ai nostri, non solo non viene proibita, ma viene anzi incentivata la pratica di attività sportive e la vita all’aria aperta?
12– Se la risposta alle precedenti domande è affermativa, impedire di camminare su un sentiero, fare un giro in bicicletta, una passeggiata o una corsa in un parco o una nuotata al mare, non produce più danni che vantaggi? Consentire la pratica di attività fisica all’aria aperta a persone singole o a nuclei familiari – chiedendo magari di mantenere distanze superiori ai 3 metri dagli estranei e vietando assembramenti e stazionamenti di persone che non appartengano allo stesso nucleo familiare – non potrebbe essere utile a migliorare la salute generale, evitando tra l’altro di rendere vulnerabili al coronavirus anche coloro che solitamente si ammalano di meno grazie alla pratica di attività fisica all’aria aperta?
Un grazie di cuore a chiunque volesse riflettere su questi temi e aiutarci a comprendere la situazione surreale e paradossale che stiamo vivendo.
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