Il governo ha dunque deciso di chiudere tutte le scuole d’Italia per cercare di arginare il contagio da coronavirus, noto ormai come Covid-19, fra studenti, insegnanti e personale, che forzatamene si trovano gomito a gomito nelle nostre aule, per cinque ore al giorno e per sei giorni, e che poi potrebbero portarlo a casa, senza escludere tuttavia, anzi marcandolo, un processo inverso.
Non sappiamo fino a che punto la scelta sia giusta, ma in ogni caso è sempre bene affidarsi alle valutazioni, certamente razionali e ponderate, degli esperti virologi e infettivologi che, oltre alla esperienza, conoscono questi fenomeni, avendoli a lungo e a fondo studiati. D’altra parte l’Oms e tutti gli Iss stanno dicendo la stessa cosa e certamente non sono gestiti da persone superficiali o impreparate che vogliono danneggiare l’economia e l’istruzione, compresa dunque quella dei loro figli e nipoti.
C’è solo allora da sperare che questo cataclisma passi presto, contando anche sulle capacità di recupero dei nostri alunni e dei loro insegnanti, visto che due settimane circa di chiusura forzata delle scuole significa perdere decine e decine di ore di lezione che, se sommate per tutte gli istituti d’Italia, raggiungono qualche milione di ore complessive: una catastrofe che è comunque da preferire perfino a un solo possibile caso di decesso da virus nelle nostre scuole o che dalle nostre scuole si propaghi verso l’esterno.
D’altra parte chiusure obbligate delle nostre scuole ne abbiamo viste tante.
Per quanto personalmente ci riguardi, abbiamo vissuto il famigerato “terremoto di Santa Lucia”, scatenatosi il 13 dicembre del 1990 sulla costa orientale dell’isola e che causò diversi danni tra le province di Siracusa, Ragusa e Catania provocando anche 17 vittime.
Tutte le scuole di queste province rimasero naturalmente chiuse, alcune anche per oltre un mese, in modo da dare possibilità agli esperti di valutare i danni, l’agibilità o le opere di consolidamento.
In quella drammatica occasione, non solo non si tenne conto delle famose 200 giornate di lezione, considerato pure che è previsto nella nostra legislazione scolastica se le assenze sono dovute a eventi naturali, estranei dunque alla volontà degli alunni, ma si constatò che gli studenti, al rientro nella normalità, dimostrarono una grande capacità di recupero, tanto che agli esami di maturità del successivo giugno, la commissione, allora tutta esterna, non notò né tenne conto della forzata assenza.
A questo proposito sul nostro sito, per chi volesse rendersi conto dei tanti altri terremoti (tralasciamo le alluvioni e il terremoto dell’Irpinia del 23 novembre 1980) che hanno costretto il Ministero a chiudere le scuole, basta che clicchi sul seguente link e avrà la dimensione di un fenomeno che periodicamente martirizza la nostra istruzione.
Inaspettato è venuto ora anche un contagio, globale, che sta investendo il mondo e che fa paura, a chi più e a chi meno, ma non è infezione che può prendersi sotto gamba.
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