“Caro presidente della Regione, riapre tutto tranne la scuola: consenti almeno ai bambini di quinta di poter rivedere per l’ultima volta la loro maestra”: è l’appello di un gruppo di genitori sardi al governatore Christian Solinas, perché si organizzi un incontro a scuola degli alunni di fine ciclo con i loro docenti.
Secondo i firmatari della lettera c’erano le condizioni per provare, anche in vista del prossimo anno, delle soluzioni sperimentali per la quinta primaria e per la terza media, in modo da far rivedere, in sicurezza, gli alunni in uscita con le loro maestre e i loro professori.
È anche una questione di democrazia e di uguaglianza, hanno scritto, di fronte al diritto di istruzione.
Molti genitori, anche durante le fasi più critiche della pandemia, hanno evidenziato che sono stati costretti ad andare al lavoro. Con la necessità di dover ricorrere alla baby sitter o, peggio, ai nonni che appartengono alla fascia di età che dovrebbe essere maggiormente tutelata.
Nell’appello, i genitori si dicono anche d’accordo con la petizione lanciata nei giorni scorsi dallo psicoterapeuta Luca Pisano, con la quale si chiede la riapertura delle scuole a settembre e l’accantonamento delle lezioni da casa. L’appello è stato inviato anche al sindaco di Cagliari Paolo Truzzu. “Se è vero che si deve ancora convivere col Covid19 per tanto tempo – questo in sintesi uno dei passaggi – la scuola può essere la giusta palestra di socializzazione per le nuove regole da rispettare”.
Dai genitori sardi, infine, arriva una sonora bocciatura per la didattica a distanza (dad): sostengono che per quanto sia stata necessaria, nel periodo di piena emergenza del Coronavirus, non può essere considerata una valida alternativa alla formazione in presenza. Anche quando si è svolta nel migliore dei modi, avrebbe prodotto comunque un “impoverimento didattico”, hanno concluso i genitori degli alunni-
Anche dalla Toscana arrivano messaggi di rammarico per l’allungamento della didattica a distanza, con possibile “coda” a settembre.
Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, ha parlato a Controradio di “abbandono della scuola”, definendolo “stupefacente: non ci si preoccupa di garantire, di verificare alternative. Io ero intervenuto più volte, e non ho particolari poteri in questa materia, suggerendo di ampliare gli spazi”.
Secondo Rossi, “non preoccuparsi di fare qualcosa per le scuole, mi è parso davvero un errore che non ha riscontri in tutto il resto dell’Europa”.
“Si poteva ad esempio – ha continuato il governatore – stabilire che certe scuole potessero riprendere sotto stretto monitoraggio, magari alternando i turni con l’utilizzo di spazi non solo scolastici, ma anche associativi, delle palestre. Si sarebbe dovuto secondo me fare uno sforzo anche per assumere gli insegnanti: noi abbiamo bisogno di recuperare tutti i tagli che ci portiamo dietro da 12 anni a questa parte”, riferendosi agli effetti del piano di riforma Tremonti-Gelmini del 2008.
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