È di queste ore la possibile apertura delle scuole d’estate, giunta oggi dalla ministra dell’Istruzione per i bimbi dei nidi e della scuola dell’infanzia: la novità sembra essere una risposta a chi, pure nel M5S, continua a chiedere maggiore apertura verso la riapertura degli istituti, anche se il pericolo del contagio del Coronavirus non si è ridotto sensibilmente. Ma anche dello stesso premier Giuseppe Conte.
FdI: sui decessi del Covid-19 numeri errati
Tra i più inclini al ritorno più ravvicinato possibile c’è Fratelli d’Italia: il partito ha realizzato uno studio condotto dall’Ufficio Studi del partito sulla reale mortalità in Italia nel mese di marzo 2020, da cui risulta che il dato della mortalità di Covid-19 è più alto del 70 per cento rispetto a quello ufficiale della Protezione Civile.
Lo studio è servito anche rivelare la letalità per fasce di età, da cui si evince che il Covid-19 è altamente letale per gli over 70, pericoloso per gli over 60, ma quasi inoffensivo per chi ha meno di 60 anni e non ha patologie pregresse.
Per i giovani, quindi, il rischio di ammalarsi di Covid-19 è vicino allo zero. E anche se si contagiano, gli effetti sarebbero poco pesanti, tanto che fino ad oggi in Italia si sono verificati pochissimi decessi tra le fasce d’età giovanili.
Per questi motivi, sostiene FdI, occorre “prevedere la riapertura delle scuole prima possibile visto che dai dati appare ingiustificato il perdurare della sospensione didattica”.
Ma a scuola lavorano anche docenti e Ata
Resta da capire come mai non si consideri che nelle scuole italiane lavorino quasi un milione di insegnanti e 250 mila lavoratori Ata. Non solo: l’età media dei docenti è tra le più alte del mondo. E sopra i 55 anni, lo ha detto l’Inail, bisogna avere delle accortezze massime, sino ad arrivare a considerare il lavoratore in quella fascia d’età “inidoneo temporaneamente” all’attività, sino a quando non sarà rientrata l’emergenza Coronavirus.
Tanto che lo stesso premier Giuseppe Conte, nell’ultima conferenza stampa nazionale, ha fatto presente questa particolarità nell’asserire che l’apertura delle scuole si potrà realizzare solo il prossimo mese di settembre.
Per non parlare del fatto che nel nostro Paese vi sono diverse classi pollaio e comunque con più di 25 alunni. E che l’anno prossimo la conferma dell’organico attuale, a fronte della riduzione di circa 70 mila iscrizioni, non cambierà di molto le cose, se non di qualche unità in poche classi.
Studio su Wuhan e Shanghai dimostra il contrario
Sulla pertinenza della chiusura delle scuole c’è inoltre un resoconto sulle severe misure di distanziamento sociale applicate a Wuhan e Shanghai: secondo i risultati di un modello elaborato sulla base dei dati relativi ai contatti di 1.200 persone, pubblicato sulla rivista Science da un gruppo internazionale di ricerca guidato da Hongjie Yu dell’Università Fudan di Shanghai, le misure sarebbero state efficaci nel contenere la trasmissione del contagio da Covid-19.
Dallo studio, al quale hanno partecipato anche il fisico Alessandro Vespignani della Northeastern University di Boston e Marco Ajelli della Fondazione Bruno Kessler di Trento, è emerso che le misure di distanziamento sociale sono riuscite ad abbassare il tasso di trasmissione del coronavirus sia a Wuhan che a Shanghai.
Il modello mostra inoltre che in Cina i bambini sotto i 15 anni hanno un rischio di contrarre l’infezione che è pari al 40% rispetto agli over-65. Dunque, sebbene la chiusura delle scuole abbia aiutato a ridurre la diffusione del contagio, alleggerendo la pressione sugli ospedali, da sola non sarebbe bastata per domare l’epidemia. Per questo, concludono i ricercatori, si è rivelato necessario limitare i contatti con l’isolamento domiciliare.
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