Di qualche giorno fa il documento prodotto dall’Istituto Superiore della Sanità e dal Ministero della Salute Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale, una cassetta degli attrezzi in 115 pagine che fa luce sulle terminologie, le strategie, gli scenari epidemiologici che ci si prospettano per i prossimi mesi, anche in relazione alle altre influenze della stagione fredda.
Quattro gli scenari ipotizzati dagli scienziati, che tengono conto anche dello specifico del panorama scolastico.
Situazione di trasmissione localizzata (focolai) sostanzialmente invariata rispetto al periodo luglio-agosto 2020. Un rischio basso o moderato, che implica interventi di contenimento del virus in genere ordinari o straordinari solo per certi ambiti istituzionali come le scuole.
Il requisito di questo scenario: il valore Rt sopra soglia per periodi limitati (inferiore a 1 mese) e bassa incidenza del virus, con trasmissione
prevalentemente associata a focolai identificati, nel caso in cui le scuole abbiano un impatto modesto sulla trasmissibilità e i sistemi sanitari regionali riescano a tracciare e tenere sotto controllo i nuovi focolai, inclusi
quelli scolastici.
Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa ma gestibile dal sistema sanitario nel breve e medio periodo, con valori di Rt compresi tra Rt=1 e Rt=1,25. Un’epidemia con queste caratteristiche di trasmissibilità potrebbe essere caratterizzata da una costante crescita dell’incidenza di casi e corrispondente aumento dei tassi di ospedalizzazione e dei ricoveri in terapia intensiva. La crescita del numero di casi potrebbe però essere relativamente lenta, senza comportare un rilevante sovraccarico dei servizi assistenziali per almeno 2-4 mesi.
Peraltro oggi, sulla base del valore Rt che ha raggiunto su scala nazionale 1.17, sembriamo muoverci entro questo scenario con impennate locali e regionali, purtroppo, che ci spingono sullo scenario 3.
Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente compresi tra Rt=1,25 e Rt=1,5. Un’epidemia con queste caratteristiche di trasmissibilità dovrebbe essere caratterizzata da una più rapida crescita dell’incidenza di casi rispetto allo scenario e potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 2-3 mesi. È però importante osservare che qualora l’epidemia dovesse diffondersi prevalentemente tra le classi di età più giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili (es. gli anziani), il margine di tempo entro cui intervenire potrebbe essere maggiore.
Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente maggiori di 1,5. Anche se una epidemia con queste caratteristiche porterebbe a misure di mitigazione e contenimento più aggressive nei territori interessati, uno scenario di questo tipo potrebbe portare rapidamente a una numerosità di casi elevata e chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, senza la possibilità di tracciare l’origine dei nuovi casi. La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 1-1,5 mesi, a meno che l’epidemia non si diffonda prevalentemente tra le classi di età più giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili (es. gli anziani).
Per sintetizzare rispetto al documento ministeriale, sulla base dell’andamento dei contagi e del livello di rischio (basso, moderato o alto) si ragionerà sui seguenti interventi:
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