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Coronavirus, i bambini possono uscire di casa insieme al genitore. Lo dice il Garante dell’Infanzia e adolescenza

Ha destato scalpore la bambina di Genova di soli 8 anni che ha chiesto al premier Giuseppe Conte di consentire ai bambini di uscire da casa in questi giorni di quarantena. Sul tema, arriva una precisazione da parte dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano.

Coronavirus: bambini possono uscire accompagnati

La nota dell’AGIA, infatti, spiega che “i bambini possono uscire di casa se accompagnati da un genitore, purché rimangano nei pressi dell’abitazione, nella misura strettamente necessaria e siano rispettate scrupolosamente le regole di distanziamento sociale. È responsabilità del genitore evitare in modo rigoroso qualsivoglia contatto con gli altri”

“Già adesso, dando un’interpretazione sistematica alle norme vigenti, precisa l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano, deve ritenersi possibile per un genitore accompagnare fuori casa i figli in prossimità dell’abitazione. Ho però chiesto al Governo di valutare l’opportunità di chiarire, nei prossimi provvedimenti, ogni dubbio interpretativo, per garantire l’adozione da parte di tutti delle cautele necessarie affinché l’uscita dei minorenni possa avvenire nella misura strettamente necessaria e senza pericoli per la salute individuale e collettiva”.

Per questo motivo la Garante ha scritto oggi al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai ministri della salute, delle pari opportunità e della famiglia e dell’interno per precisare tramite altri provvedimenti, la situazione.

“Si intervenga per precisare questo tema”

“È vero – dice la Garante – che le misure di contenimento consentono solo uscite ‘individuali’ e, quindi, sembrano escludere la possibilità di fare una passeggiata attorno a casa per i minorenni, almeno quelli con meno di 14 anni, poiché questi per poter uscire devono per legge essere accompagnati da un familiare. Tuttavia un’interpretazione sistematica delle norme vigenti porta a ritenere che lo svolgimento dell’attività motoria nei pressi dell’abitazione sia consentito anche ai più piccoli in compagnia del genitore o del familiare convivente, purché questo avvenga nel rispetto delle regole sul distanziamento sociale, lo stretto necessario e con tutte le dovute cautele. Anche perché, se ciò non fosse possibile, si finirebbe per negare ai bambini, che più di altri necessitano di movimento all’aria aperta in ragione della loro età, una possibilità già concessa agli adulti”.

Proteggiamo i bambini, i soggetti più delicati che subiscono questa emergenza

La posizione della Garante per l’infanzia e l’adolescenza è quindi inequivocabile: nonostante i divieti che prevedono la possibilità di uscire singolarmente dalla propria abitazione, non si può certamente negare il diritto ai bambini che in questo periodo sono perennemente a casa e non stanno frequentando la scuola, abbassando in maniera drastica e repentina la socialità a cui erano abituati.

Immaginiamo appunto, quanto possa essere difficile per i bambini questa quarantena forzata. Per non parlare degli alunni autistici o iperattivi o con qualsiasi altro disturbo più o meno grave.

Una passeggiata attorno alla propria abitazione, seguendo ovviamente i criteri di sicurezza, dovrebbe essere garantita per i soggetti più delicati della società.

In arrivo la circolare del ministro dell’Interno

In verità, è stata appena firmata e pubblicata la circolare del Ministero dell’Interno che fa luce proprio su questo particolare tema.

In base alla circolare, spiega il Sole 24 Ore, il passeggiare con i propri figli si può considerare un’attività motoria all’aperto e per questo è consentito. Ma a quattro condizioni:

– che i figli siano minorenni:

– che sia presente un solo genitore;

– che si deve rimanere «in prossimità della propria abitazione»;

– che si rispetti il divieto generale di assembramento e si mantenga come sempre «la distanza di sicurezza minima di un metro da ogni altra persona».

Rimane vietato andare in parchi, ville, aree gioco e giardini pubblici, perché non sono consentite attività sportive (come lo jogging, che non viene considerato come una semplice attività motoria), ricreative o ludiche.

Queste disposizioni valgono anche a chi si occupa di assistere anziani e inabili. Perché – spiega la circolare – si tratta di spostamenti riconducibili «a motivazioni di necessità o salute».

Tutto questo va poi incrociato con eventuali ordinanze locali in contraddizione.

 

Fabrizio De Angelis

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