Il coronavirus e la prolungata sospensione delle attività didattiche con l’implementazione della didattica a distanza ha messo in rilievo due elementi fondamentali e patologici della scuola italiana: l’età anagrafica dei docenti molto alta rispetto alla media europea e l’elevato numero degli alunni per classe.
Quindi questa esperienza ci fa capire come la scuola ha urgente bisogno di una ristrutturazione del suo sistema (non di nuove riforme) che preveda un piano straordinario di pensionamenti del personale della scuola che permette un vero e proprio ricambio generazionale e la fattibilità della diminuzione del numero di studenti per classe.
Dobbiamo dimenticare le aule affollate di oltre 25 alunni, bensì pensare ad aule con massimo 15 studenti. Inoltre è ormai urgente abbassare l’età anagrafica dei docenti permettendo il collocamento a riposo non oltre i 60 anni di età con requisiti di massimo 35 anni di servizio prestato e 60 anni di età. Quindi una sorta di quota 95 non di più. Questo fattore è duplice in quanto legato sia al covid 19, in quanto i docenti con età anagrafica superiore a 60 anni sono potenzialmente considerati più a rischio e sia per le nuove generazioni di studenti abbastanza turbolenti che provocano nei docenti con molti servizio alle spalle situazioni di stress eccessivo.
Ovviamente il pensionamento dei docenti deve avvenire senza alcuna decurtazione dell’assegno pensionistico, anzi dando un abbuono contributivo, perché sia chiaro per tutti che il lavoro dei docente oggi è molto stressante, in quanto sottoposto a moltissime sollecitazioni.
Mario Bocola
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