Cresce l’attenzione, anche in Italia, per il timore di contagio del nuovo Coronavirus, il quale avrebbe causato in Cina oltre cento vittime e 6 mila contagi, mentre negli Stati Uniti è già un’emergenza sanitaria e in Italia durerà non meno di sei mesi.
Sale l’apprensione soprattutto tra i genitori degli alunni, come riportato da Il Giornale qualche giorno fa, per il timore che i figli possano subire il contagio del pericoloso virus: in effetti, le possibilità che questo avvenga in un luogo chiuso e frequentato da tanti soggetti, come la scuola, sono teoricamente più alte rispetto a chi vive tante ore al giorno in contesti meno allargati.
Ed in questa situazione, “le scuole hanno bisogno di indicazioni su come comportarsi nei confronti degli studenti che sono stati in Cina e stanno rientrando in questi giorni in Italia“, ha detto Mario Rusconi, presidente Anp Lazio.
Va considerato che la presenza di alunni cinesi è abbastanza alta: oltre 53 mila iscritti su 842.000 alunni complessivi con cittadinanza non italiana. Ovviamente, nella maggior parte dei casi non si tratta di alunni che si sono recati in Cina, almeno di recente.
Va infatti ricordato che “l’82% degli studenti cinesi è nato in Italia”, ha fatto sapere il Miur nell’ultimo report sugli ‘alunni con cittadinanza non italiana’: la stragrande maggioranza, quindi, sono di seconda generazione.
Risultano appena 10 mila, di conseguenza, gli allievi cinesi non nati nel nostro Paese: quelli che, sempre teoricamente, potrebbero raggiungere con periodicità il Paese nativo. E poi, come denunciato a Roma dall’on. Fabio Rampelli (FdI), essere in qualche caso subito tornati in classe senza avere effettuato alcuna profilassi.
Detto ciò, il Miur ha anche fatto notare che dal 2007/2008 al 2017/2018 la presenza degli studenti cinesi è più che raddoppiata, passando da 27 mila a 53 mila unità: oltre il 60%, quindi due su tre, frequentano la scuola italiana dell’infanzia o primaria.
Infine, il ministero dell’Istruzione ha ricordato che gli allievi cinesi confermano la loro massiccia presenza nei comuni toscani tra cui Campi Bisenzio (60,5%), Prato (57,6%), Fucecchio (39%). Anche in questo caso, prevale nettamente il numero di quelli nati in Italia.
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