Inviare agli alunni dei materiali o delle dispense on line, non è fare didattica on line: lo ha sottolineato il ministero dell’Istruzione, con la nota 279 dell’8 marzo, nella parte intitolata proprio “Attività didattica a distanza”.
“Le istituzioni scolastiche e i loro docenti – si legge nella nota n. 279 – stanno intraprendendo una varietà di iniziative, che vanno dalla mera trasmissione di materiali (da abbandonarsi progressivamente, in quanto non assimilabile alla didattica a distanza), alla registrazione delle lezioni, all’utilizzo di piattaforme per la didattica a distanza, presso l’istituzione scolastica, presso il domicilio o altre strutture. Ogni iniziativa che favorisca il più possibile la continuità nell’azione didattica è, di per sé, utile”.
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Il ministero, tuttavia, “consiglia comunque di evitare, soprattutto nella scuola primaria, la mera trasmissione di compiti ed esercitazioni, quando non accompagnata da una qualche forma di azione didattica o anche semplicemente di contatto a distanza”.
Per il ministero, quindi, l’invio di semplici pagine (in formato jpg o pdf) non è sufficiente per poter asserire che si tratti di “lezioni” via internet: ogni docente, dunque, dovrà provvedere a fornire presentazioni (anche in power point), spiegazioni (testuali, vocali o video registrazioni) e approfondimenti di vario genere dell’argomento trattato.
E questo discorso, se vale in assoluto, per tutti gli alunni, diventa imprescindibile per il primo ciclo scolastico, frequentato dagli alunni più in tenera età e quindi non sempre ancora in grado di decifrare delle richieste “sintetiche” di assolvimento dei compiti, senza spiegazioni a supporto.
L’obiettivo del ministero, infatti, è proprio quello di non lasciare “solo” l’alunno e decifrare i contenuti inviati, scongiurando in questo modo delle possibili errate interpretazioni.
Secondo il dicastero di Viale Trastevere, è “necessaria” una adeguata “attività di programmazione, al fine di evitare sovrapposizioni tra l’erogazione a distanza, nella forma delle “classi virtuali”, tra le diverse discipline e d evitare sovrapposizioni”.
“Va infatti rilevato (e ciò vale anche per i servizi all’infanzia) come i nostri bambini e le nostre bambine patiscano abitudini di vita stravolte e l’assenza della dimensione comunitaria e relazionale del gruppo classe. Anche le più semplici forme di contatto sono da raccomandare vivamente”.
Le medesime accortezze, se non maggiori, dovranno essere esercitata per gli alunni con disturbi dell’apprendimento e Bes: gli accorgimenti, ha precisato l’amministrazione scolastica, riguardano “l’intero gruppo classe, la cui dimensione inclusiva va, per quanto possibile mantenuta, anche con riguardo agli alunni con Bisogni educativi speciali”.
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