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Coronavirus, le due task force del Ministero dell’Istruzione: ecco come stanno le cose

Sul Sole 24 Ore di oggi, sabato 18 aprile, è apparso un articolo sulle 15 task force che si sono creati dal 31 gennaio, giorno in cui si è proclamato lo stato di emergenza in Italia per il coronavirus.

La pletora di comitati e commissioni, senza un ordine o una gerarchia, si affastellano senza, al momento, grandi risultati.

Menzione speciale per quelle del Ministero dell’Istruzione: due comitati, una per fronteggiare il presente, l’altra per il futuro, nominata da poco e presieduta da Patrizio Bianchi.

In realtà, precisano fonti ministeriali contattate dalla Tecnica della Scuola, non bisogna stupirsi dalla creazione delle due task force.

Infatti al Ministero dell’Istruzione esiste ormai da tempo un comitato per le emergenze, un braccio operativo formato da esperti che intervengono in situazioni particolari come alluvioni, terremoti o altre calamità naturali.

La task force delle emergenze è composta da 123 persone, ma tutte interne all’amministrazione e dislocate tra uffici centrali e periferici. All’interno del comitato ci sono anche dirigenti scolastici, esperti come pediatri o psicologi che mettono in campo la propria esperienza per fronteggiare al meglio ogni situazione emergenziale.

Il gruppo – precisano sempre fonti ministeriali – lavora gratuitamente e direttamente a supporto delle scuole per tutte le esigenze pratiche che possono emergere (come negli ultimi tragici eventi sismici avvenuti nel centro Italia a L’Aquila e ad Amatrice). Viene riattivato e messa in pista all’occorrenza ed è attiva, in questo caso, dal 24 febbraio.

Dunque, nulla di nuovo.

Altra cosa è invece il gruppo di lavoro che sta per nascere presieduto da Patrizio Bianchi, ex assessore all’Istruzione della Regione Emilia Romagna che avrà lo scopo di guardare al futuro cioè all’inizio del nuovo anno scolastico mettendo insieme diverse realtà. Si andrà oltre, però, capitalizzando l’esperienza che si sta vivendo per costruire una nuova scuola, come affermato da Lucia Azzolina in un’intervista al Corriere della Sera.

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