I lettori ci scrivono

Coronavirus, nelle difficoltà bisogna essere uniti, anche a scuola

Mi sarebbe piaciuto restare in silenzio, ma le polemiche incalzano e gli insegnanti smarriti aumentano, facendo danni come un virus contagioso. Dunque diventa doveroso inserire qualche opinione divergente, come quei granelli di polvere che si inseriscono in alcuni ingranaggi e ne bloccano il funzionamento.

Quando si richiede agli insegnanti di essere formati e informati, di diventare professionisti del proprio settore, non ci si riferisce soltanto alla spasmodica ricerca della didattica più avanzata, all’adozione dell’ultimo metodo in voga, alla foga di acquistare la guida più all’avanguardia, ecc. Si richiede quella capacità di discernimento, di prendere decisioni, anche (se non soprattutto) in circostanze come quelle attuali, così straordinarie che richiedono le competenze di professionisti che sanno cosa è necessario fare in casi come questi. Invece di rappresentare una guida per i genitori e per gli alunni si assiste alla confusione di una categoria divisa, subalterna, timorosa, quando non si mostra egocentrica e schizofrenica. Certo questo avviene con l’apporto di determinati dirigenti scolastici (non a caso gli hanno cambiato il nome), partendo da quelli che pretendono la presenza a scuola, per fare cosa non si sa, contravvenendo per altro a direttive nazionali, a quelli che impongono una didattica specifica e modalità uguali per tutti, contravvenendo a certi articoli della Costituzione, non devo citarli vero? A chi pretende che gli alunni inviino elaborati ai docenti, perché la valutazione diventa necessaria! Anche qui, no comment, non ci sono limiti, ogni giorno se ne sente una nuova.

Insomma noi insegnanti piuttosto che stare a casa a girarci i pollici e a farci le “vacanze” pagate (a proposito belle queste vacanze in totale reclusione) dobbiamo lavorare! Io ho un’altra idea, e non solo io, su cosa sia necessario in questo momento. Pensate se questo fosse accaduto negli ospedali. Per fortuna siamo ancora di fronte a una delle poche categorie abbastanza coese e preparate, oppure, più semplicemente, quando un medico non è professionale salta subito all’occhio, viene emarginato dai suoi stessi colleghi, o meglio, si guardano bene dal definirlo tale, dall’essere accomunati a chi non rappresenta la categoria. Bene, sarà forse il momento di capire che soltanto noi possiamo arrestare questa malattia dilagante, pretendendo il rispetto della nostra professione, partendo dalla nostra capacità di essere all’altezza della situazione, recuperando quelle capacità pedagogiche e venendo fuori dal pantano delle guide facili per docenti provetti.

Alla fine di questa brutta esperienza si scorgeranno gli insegnanti e gli intrusi, per fortuna i primi sono la maggioranza, poi verranno a galla i dirigenti osservanti e asserviti a un nuovo sistema che faccio davvero fatica a chiamare Scuola e quelli che ascolteranno e si confronteranno con gli insegnanti che, guarda caso, fin dalla prima ora, come i medici, hanno saputo e sanno tutt’ora cosa fare.

I virus sono invisibili e possono essere letali è vero, nel nostro caso possiamo scegliere se far dilagare questa infezione che sta smantellando la Scuola o comportarci come quei granelli di polvere che possono unirsi e bloccare un butto ingranaggio che in maniera inerziale continua a sgretolare la Scuola, gli insegnanti, la didattica, gli alunni e il loro diritto all’istruzione.

Unendoci potremmo formare un tale strato di sabbia da sommergere una vecchia civiltà, come quei fenomeni storici che facciamo studiare ai nostri alunni, solo che durante gli scavi qualcosa di bello a volte emerge ed è giusto restituirlo all’unanimità, mettendo in luce antiche bellezze, edificando musei perché tutti possano ammirarle. Di questo tentativo di distruggere la Scuola spero non ne emerga mai traccia, se non per ricordare gli errori da non ripetere, come si fa per certe guerre; noi, come i medici, gli infermieri, i volontari, i giornalisti, ecc., stiamo combattendo ciò che è invisibile agli occhi (come i virus), per farlo bene, però, anche noi avremmo bisogno di rinforzi.

Gaia Colosimo

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