Il caos sorto sulla questione scuole-aperte/scuole-chiuse nelle varie regioni per l’emergenza coronavirus sta mettendo in luce un aspetto che può essere molto pericoloso. Basta guardare cosa è successo nelle Marche con un’ordinanza di chiusura più volte annunciata, ritirata, riproposta e infine, pare, impugnata dallo Stato. Un tira e molla che lascia i cittadini sbigottiti.
Combattere il virus e, al tempo stesso, combattere il panico dovrebbe essere la bussola per chi è deputato a prendere decisioni ai vari livelli. Magari anche posticipare le beghe politiche sarebbe un bene in questo momento.
A chi fanno capo le competenze in materia di sanità e salute?
Quali sono i principi cui attenersi in caso di provvedimenti per contrastare l’epidemia?
Visto che i soggetti con competenza a intervenire sono diversi a più livelli, bisogna attenersi ad alcuni principi guida, che sono stati più volte ripetuti sia dal governo sia dalla maggior parte dei presidenti di regione.
Nel caso come quello attuale di una preoccupante epidemia da coronavirus, è fondamentale prendere le decisioni opportune per contrastare l’infettività del virus mantenendo un buon coordinamento centrale per evitare provvedimenti presi anarchicamente a livello locale, che potrebbero disorientare la popolazione e diffondere panico, con conseguenze ancora peggiori. Il 25 febbraio scorso c’è stata appunto la riunione tra Governo e Regioni presso la sede operativa della Protezione civile per definire una linea comune. Dopo aver superato qualche attrito in merito alle rispettive competenze che non sono in discussione, il presidente del consiglio Conte ha ribadito che “Nessuno deve andare in ordine sparso” evitando misure prese autonomamente e non giustificate. Nel caso del coronavirus, occorre anche un valido coordinamento internazionale col supporto e il sostegno dell’Oms.
Il presidente del consiglio continua a parlare di un “Protocollo unico per tutte le regioni” che preveda quali sono le misure da prendere sulla base dei principi di proporzionalità e adeguatezza, valutando le situazioni non solo regione per regione, ma provincia per provincia. Quindi, anche in una stessa regione potrebbero esserci misure diverse secondo le aree e l’evoluzione del quadro epidemiologico.
Finora i provvedimenti emanati dal ministro della salute, d’intesa con i presidenti delle regioni interessate al contagio, indicano delle date ben precise. Al di fuori delle zone cluster, soggette a divieti specifici, i provvedimenti restrittivi delle attività di aggregazione e la chiusura delle scuole sono fissati finora al 1 marzo 2020. Ma tutto potrà essere soggetto a modifiche a seguito del variare dello scenario epidemiologico e in considerazione anche di non danneggiare troppo le attività economiche.
Dai viaggi di istruzione, alla didattica a distanza nelle scuole dove le attività sono sospese per l’emergenza sanitaria. È stato firmato ieri sera il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri con ulteriori misure di contenimento dell’epidemia, comprese quelle per il mondo della scuola.
In particolare, per effetto del provvedimento, sono sospesi fino al 15 marzo 2020 i viaggi d’istruzione, le iniziative di scambio o gemellaggio, le visite guidate e le uscite didattiche programmate dalle istituzioni scolastiche. È possibile esercitare il diritto di recesso come previsto dal codice del turismo. Fino al prossimo 15 marzo la riammissione nelle scuole di ogni ordine e grado per assenze dovute a malattia di durata superiore a cinque giorni avverrà solo dietro presentazione di certificato medico.
I dirigenti scolastici delle scuole in cui l’attività didattica è stata sospesa per l’emergenza sanitaria possono attivare, di concerto con gli organi collegiali competenti e per la durata della sospensione, modalità di didattica a distanza, ponendo particolare attenzione alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità.
Il Ministero dell’Istruzione è al lavoro, attraverso la propria task force, per supportare le scuole per la didattica a distanza. Si partirà dalle numerose buone pratiche già messe in campo dalle scuole. E si lavorerà anche con realtà pubbliche e private che collaborano da tempo con il dicastero e che metteranno a disposizione contenuti e supporti digitali.
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