Quando riapriranno le scuole? Al momento, non c’è una risposta. Ci sono, però, delle ipotesi al vaglio: inizio aprile, metà aprile, inizio maggio. I più pessimisti (ma forse realisti) parlano già di maggio inoltrato e alcuni addirittura suppongono che per quest’anno scolastico le lezioni in aula possono reputarsi già concluse.
Alcune di queste ipotesi stanno prendendo quota, altre sono meno plausibili. Come quella che si possa tornare in classe lunedì 6 aprile: lo stato epidemiologico fa supporre che è molto ma molto improbabile.
È esemplare quanto scritto qualche giorno fa dal virologo Roberto Burioni, quando ha replicato su Twitter ad una persona che gli aveva scritto: “capisco il disastro in Lombardia ma non possiamo stare in riva al mare aspettando lo tsunami altrove”. “Guardi bene – ha risposto Burioni -, lo tsunami sta per arrivare quindi stia ben tappato in casa, perché non sono certo che le rianimazioni nel resto dell’Italia siano quelle della Lombardia”.
In sostanza, anche se sembra tautologico, tutto dipende dall’esito della propagazione del virus. Il quale è ancora molto presente: i dati dell’ultima giornata, emessi dalla Protezione civile e pubblicati dal ministero della Salute, sono in calo. Ma non devono illudere. Stiamo parlando, comunque, di 74.386 persone hanno contratto il Coronavirus, con un incremento di 5.210 persone rispetto al giorno prima. I morti, in prevalenza anziani, sono arrivati a 7.503, di cui 683 nelle ultime ventiquattrore (il giorno prima l’incremento di deceduti era stato di 743).
Poi ci sono 9.362 persone guarite, di cui 1.036 nelle ultime ore, con un aumento superiore a quello registrato il giorno prima, quando erano stato di +894). Attualmente i soggetti positivi sono 57.521, mentre il giorno prima erano 54.030. Si arriva quindi a 74.386, se si considerano morti e i guariti.
In questa situazione, dunque, è lecito pensare che quasi 10 milioni di persone tornino a scuola tra dieci giorni? No, possiamo escluderlo. Qualche giorno fa, lo ha fatto capire la ministra dell’Istruzione. E lo stesso premier Giuseppe Conte non è stato da meno.
Parlando martedì 25 marzo durante il question time alla Camera, Lucia Azzolina non ha fatto alcun riferimento ai numeri, ma tra le righe ha fatto intendere che i tempi non saranno brevi: “La data di riapertura delle scuole, lo ribadisco, si avrà quando il quadro epidemiologico lo consentirà, garantendo quindi la massima sicurezza a tutti gli studenti”. Una sicurezza che, al momento, non c’è proprio.
La stessa ministra ha poi aggiunto che per svolgere la maturità 2020, a Viale Trastevere non escludono nulla: “Ho chiesto agli uffici del ministero di predisporre più piani d’azione in base a diversi scenari possibili legati alla data di riapertura delle scuole”.
Del resto, per vedere quasi sconfitto, da quando è diventato evidente, il contagio del Covid-19, la Cina ha aspettato circa tre mesi. E in Italia, dove, se si guarda al numero di abitanti, l’incidenza del pericoloso virus è più alta, visto che le morti che sta provocando sono maggiori, perché si dovrebbe fare più in fretta?
Considerando che al Nord, dove la situazione nazionale è decisamente peggiore, le scuole hanno chiuso nella terza decade di febbraio, ad oggi come si può pensare di tornare a scuola prima di maggio?
E lo stesso vale per le regioni al di fiori della zona “rossa”, dove lo stop della didattica è iniziato qualche settimana dopo.
Stando così le cose, diventa difficile pensare che si possa riprendere anche il 15 aprile.
Anche per questo motivo, la ministra dell’Istruzione insiste con la didattica distanza: Lucia Azzolina ha detto alla Camera che la didattica on line va attivata (è quasi pronto il decreto per assicurare pc e tablet agli alunni indigenti), “non solo perchè è strumento che permette percorso di apprendimento ma anche per portare la voce rassicurante dell’insegnante ai ragazzi che vivono un momento di disorientamento”, alla luce della situazione che il Paese sta vivendo.
Anche il presidente del Consiglio fa intendere che non è il momento di abbassare la guardia: “Ci sarà un tempo per tutto. Ma, oggi, è il tempo dell’azione, il tempo della responsabilità”, ha detto poco dopo Giuseppe Conte nel corso dell’informativa alla Camera sull’andamento del Coronavirus nel Paese.
“Stiamo combattendo un nemico invisibile e insidioso che entra nelle nostre case, ci ha imposto di ridefinire le relazioni interpersonali, ci fa dubitare di mani amiche”, ha ricordato amaramente il premier.
Il messaggio è chiaro. E gli italiani sembrano già essersi messi l’anima in pace.
Da un ampio sondaggio dell’Istituto Piepoli, appena pubblicato, risulta che l’84% dei cittadini si dice favorevole “al prolungamento della chiusura delle scuole fino ai primi di maggio”. Appunto.
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