Dal 1° settembre 2020 gli Uffici Scolastici Provinciali hanno iniziato a pubblicare le nuove Graduatorie Provinciali e di Istituto per le supplenze: un aggiornamento che si attendeva da tre anni, un diritto innegabile per la carriera degli insegnanti precari e una corsa contro il tempo per averli in cattedra prima dell’inizio delle lezioni, con un sistema digitalizzato che ha reso la procedura più snella, pubblica e trasparente.
Dopo le prime pubblicazioni sui siti degli USP, numerosi partecipanti hanno lamentato la presenza di errori di attribuzione del punteggio.
Non si è fatta attendere la reazione della cronaca nazionale, ma, ancora di più, quella dei vari sindacati, che hanno chiesto al Ministero dell’Istruzione di utilizzare le vecchie Graduatorie di Istituto per le convocazioni del personale docente.
Una richiesta a dir poco sconsiderata, non solo perché lederebbe il diritto al lavoro di tutti gli insegnanti precari, ma perché è e deve essere possibile correggere le errate attribuzioni di punteggio in tempo utile per le convocazioni e prima dell’inizio dell’anno scolastico.
Il Ministero dell’Istruzione ha rassicurato che si faranno i necessari controlli, ma la situazione di caos descritta dai sindacati è ben distante dalla realtà dei fatti: le domande pervenute sono state tantissime, circa due milioni, e sono comprensibili gli errori di sistema, ma, da un’attenta visione, si evincono gli errori umani nella compilazione delle domande, soprattutto quelli di servizio e di titoli culturali inseriti e non valutabili.
L’ordinanza ministeriale n. 60 del 10.07.2020 e la tabella di valutazione titoli sono chiare, se per disinformazione, distrazione, ansia, noncuranza, leggerezza o suggerimento di terzi si sbaglia la sottoscrizione di una domanda ufficiale, non può pagarne le conseguenze il docente che scrupolosamente ha letto la normativa vigente, procedendo solo successivamente alla compilazione e all’inoltro della domanda stessa.
La responsabilità di ciò che si autocertifica è del singolo e non è accettabile che chi ha compilato la domanda di inserimento nelle GPS correttamente e, soprattutto, ha dichiarato i propri titoli onestamente, debba rimanere penalizzato da chi, volutamente o ingenuamente, ha sottoscritto dichiarazioni mendaci.
Sembra che alcuni sindacati, invece di scusarsi per i palesi errori effettuati in sede di consulenza dei loro assistiti, non solo non stiano cercando di risolvere la situazione, ma vogliano attribuire la colpa dei loro sbagli al Ministero, chiedendo di non utilizzare le nuove graduatorie e facendo così un torto immenso all’intero sistema di istruzione.
Non si può gettare del fango su una procedura che ha messo a disposizione acqua limpida.
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