Attualità

Correzione compiti in classe: per i docenti 36 ore di lavoro non pagato

Il cambio di Ministro non impedisce di portare alla luce delle proposte di cambiamento per la scuola. Infatti, con il gruppo Facebook Dillo al Ministro che prosegue, riportiamo altre riflessioni giunte in redazione sulla scia del successo della nostra iniziativa.

Pubblichiamo la riflessione di una nostra lettrice, che pone all’attenzione il lavoro di preparazione delle lezioni e della correzione dei compiti in classe.

 

Correzione di compiti in classe: ci vogliono 36 ore!

“Noi docenti di secondaria superiore veniamo retribuiti per 18 ore di docenza, in aggiunta per 40+40 ore relative a riunioni, organi collegiali, ecc.
Qui voglio tuttavia soffermarmi sulle “attività funzionali all’insegnamento”. Tutti noi docenti prepariamo ogni singolo giorno gli interventi didattici; se la mattina successiva abbiamo 4 ore di docenza, al pomeriggio precedente (o di sera se a scuola al pomeriggio c’è stata riunione, cosa che spesso capita) spenderemo altre 4 ore per la preparazione delle lezioni e delle attività didattiche del giorno seguente.
Cosa succede se ci sono anche compiti in classe da correggere? Leggere un compito di italiano, correggerlo, segnalare gli errori, valutarlo compilando la griglia di valutazione, registrando nel contempo il voto sul registro elettronico comporta un lavoro di circa 10 minuti per compito (se lo si vuole correggere davvero e non per finta).
Quanto tempo ci vuole per correggere i compiti di una classe di 30 ragazzi?
È presto detto: 10 minuti x 30 = 300 minuti, ovvero 5 ore (ma non ci si dovrebbe mai alzare dalla scrivania, andare in bagno o cenare, altrimenti se ci si “azzarda” a fare una pausa durante la correzione le ore diventano 6 o 7).
Considerando una pausa (dovuta) fisiologica, ipotizziamo che ci vogliano 6 ore di lavoro domestico con concentrazione massima.
Ma di classe non ne abbiamo una sola; io per esempio quest’anno ne ho sei. E le mie classi hanno anche in più occasioni superato il numero di 30 componenti.

Quindi: 6 ore x 6 classi = 36 ore di lavoro AGGIUNTIVO, che occorre ritagliare OLTRE:

– le 18 ore settimanali in classe;
– le 18 ore settimanali di lavoro domestico per preparare gli interventi didattici;
– l’ora settimanale di ricevimento genitori;
– le ore settimanali pomeridiane obbligatorie relative a riunioni e CdC che in una settimana tipo non mancano mai;
– la formazione, obbligatoria e non;
– la redazione dei PDP;
– gli impegni correlati col ruolo di coordinatore di classe;
– gli impegni correlati al ruolo di verbalizzante;
– la redazione di documenti da consegnare con scadenze precise (programmazioni, programmazioni per contenuti minimi, relazione finale, programma svolto, documento del 15 maggio, ecc.);
– Il controllo quotidiano del registro elettronico, per segnare  i compiti per casa e i voti del giorno;
– la lettura quotidiana delle circolari (ormai almeno 5 al giorno);
– varie ed eventuali (ad es. la redazione di progetti relativi all’organizzazione di visite guidate o viaggi di istruzione, ecc.);

Io in alcune settimane – per via dell’imponente numero di compiti in classe da correggere – sono arrivata a contare 70 ore effettive di lavoro settimanale. Praticamente per rispettare tutte le scadenze e gli impegni non dormivo più.

Poi mi sono ammalata e mi sono dovuta operare d’urgenza. Ma questa è un’altra storia.

Certamente le 60/70 ore di lavoro settimanale non avranno influito positivamente sul mio sistema biologico di difesa.

Quindi ti ammali, ma non puoi correlare il tuo problema di salute con l’immane carico di lavoro che sei costretto a sostenere per 1400 euro al mese (che fino ad un paio d’anni fa nel mio caso erano 1300); e non puoi nemmeno chiedere alcun rimborso al tuo datore di lavoro, cioè il MIUR.

Impossibile poi curarsi con stipendi di tal fatta; personalmente ho dovuto chiedere un aiuto economico ai miei anziani genitori per non dover aspettare i tempi biblici degli accertamenti e degli esami della mutua.
In pratica noi docenti ci prendiamo cura della formazione e della crescita delle nuove generazioni, ma siamo al contempo diventati i “nuovi poveri”.
La domanda che pongo al Ministro è la seguente: in quali tempi un docente dovrebbe collocare le 36 ORE DI LAVORO AGGIUNTIVO per la correzione di UN SOLO COMPITO PER CIASCUNA CLASSE, dato che già il docente, se vuole essere serio e non improvvisare entrando il classe, lavora una media di 40/50 ore a settimana?
Il Ministero non si accorge che chi corregge compiti deve AGGIUNGERE queste 36 ore a quelle già lavorate? In quale altra occupazione si lavora la sera, la notte, il sabato, la domenica, rinunciando agli impegni familiari, alla palestra (che i docenti spesso pagano a vuoto perché poi il tempo per andarci non c’è mai), alla cura dei figli e dei genitori, al doveroso giorno di riposo settimanale, rinunciando (ahimè) anche ad alzarsi dalla sedia… SENZA AVERE RETRIBUITI GLI STRAORDINARI?
Perché un operaio che faccia turni di notte viene:
a) retribuito per le ore aggiuntive, che vengono contate;
b) viene pagato maggiormente in caso di lavoro notturno, mentre un docente lavora (di necessità) il sabato e la domenica di notte, perde importanti ore di sonno, e a fronte di tutto questo non riceve nemmeno un centesimo in più di compenso?
Quando un docente deve impiegare 36 ore per correggere sei blocchi di compiti, non avrebbe diritto ad un esonero parziale da altre attività, per poter avere il tempo di dormire almeno 7 ore per notte? Perché un docente oggi lavora un numero di ore superiore a quello degli schiavi dell’antica Roma?
Inoltre viene richiesto ai docenti di essere preparati. Ma esattamente IN QUALE TEMPO AGGIUNTIVO un docente dovrebbe curare la propria formazione, visto che già ritagliarsi un sabato sera libero dalla correzione dei compiti per poter andare a teatro è di fatto un miraggio?
QUANDO esattamente dovremmo leggere per formarci ed approfondire la nostra preparazione?
Queste sono le domande che desidero porre al Ministro, confidando in una risposta (che finora nessuno mi ha fornito al riguardo; i dirigenti si sono limitati a dire: “È così, non ci si può fare niente, è il contratto”).
Un’ultima domanda: perché quei docenti che non correggono compiti (penso a Scienze Motorie o a vari docenti di indirizzo) vengono pagati esattamente come me, che ho un carico di lavoro maggiore, difficilmente comparabile?

Come funziona “Dillo al ministro”

Per far sentire la propria voce la Tecnica della Scuola ha aperto un gruppo Facebook dove esprimere il proprio pensiero(CLICCA QUI PER PARTECIPARE).

Per partecipare alla nostra iniziativa e far sapere le priorità e le vostre idee per la scuola italiana, potete anche scrivere a caroministro@tecnicadellascuola.it.

Redazione

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