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Corsi di inglese per insegnanti scuola primaria: oltre il danno la beffa

Sembrerebbe, da anni ormai, che molte scuole di servizio dei docenti di scuola primaria frequentati i famigerati corsi “tanto amati” per lo sviluppo delle competenze linguistico-comunicative e metodologico-didattiche di lingua inglese, abbiano l’allegra abitudine di chiedere ore di servizio aggiuntive ai corsisti, obbligandoli al recupero del tempo che, i già martoriati docenti, utilizzano o hanno “dovuto” usare (per ovvie ragioni e necessità logistiche riconducibili alla stessa amministrazione scolastica), al sol fine di raggiungere in tempo le sedi dei corsi, site non proprio dietro l’angolo.

Infatti, capita spesso che il docente venga autorizzato dal dirigente scolastico ad uscire solitamente dai 30 ai 60 minuti prima della fine del proprio orario di servizio, allo scopo di dargli la possibilità di raggiungere in tempo utile per l’inizio della lezione la sede del corso, proprio nell’ottica di favorire ed agevolare al massimo la frequenza del percorso formativo. Ma questo non significa che poi, “con l’altra mano”, la scuola debba presentare il conto salato per la restituzione di queste ore al docente che ne ha usufruito per assolvere ad una formazione imposta dalla stessa amministrazione scolastica.

Ricordiamo che i docenti in parola, frequentano questi corsi in orario pomeridiano che si protrae fino a tarda sera, in comuni che distano, in alcuni casi, anche fino 40 o 50 Km dalla propria sede di servizio. Corre d’obbligo precisare che, la normativa vigente in materia, stabilisce a chiare lettere che l’attività di formazione è considerata “servizio” (tempo lavoro) a tutti gli effetti, e che la scuola deve agevolare al massimo la frequenza di questi corsi, e non speculare sulla pelle di personale già oltremodo sfruttato e mal pagato, quali sono i docenti di scuola primaria. Essendo l’attività di formazione considerata “servizio” a tutti gli effetti di legge, non v’è chi non colga che deve essere remunerata o quanto meno, bisognerebbe dare al docente la possibilità di recuperare le ore di formazione. Ma vi è di più, la norma contrattuale all’art. 64 comma 3 del vigente CCNL, recita senza se e senza ma, quanto segue: “Qualora i corsi si svolgano fuori sede, la partecipazione ad essi comporta il rimborso delle spese di viaggio”.

Ora, è sotto gli occhi e nelle orecchie di tutti, che i docenti della scuola primaria e non solo, durante questi corsi che si svolgono fuori sede e ad importanti distanze chilometriche, non percepiscono il benché minimo rimborso spese; ne tantomeno vengono posti nelle condizioni di poter recuperare le tantissime ore di formazione svolte. Pertanto, la scuola di servizio, non solo non rifonde le spese di viaggio ai docenti che svolgono il corso fuori sede, e non retribuisce o fa recuperare le ore di formazione, ma ha anche l’ardire di pretendere ore a recupero dai malcapitati. Una situazione che ha dell’assurdo insomma.

Carmine Nicoletti

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