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Corsivo, una docente: “Non accetto compiti in stampatello, i ragazzi mi hanno detto che non li lascio liberi di esprimersi”

Si discute ancora del disagio, segnalato di recente, che provano i bambini e i ragazzini di fronte alla scrittura in corsivo. A quanto pare i piccoli non riescono facilmente a imparare il corsivo, prediligendo la soluzione più semplice, lo stampatello.

Pare anche che questa difficoltà derivi dall’uso, eccessivo, di dispositivi elettronici come smartphone e tablet. “Nella seconda elementare in cui insegno – racconta una maestra a La Repubblica – i bambini quasi esprimono un disagio di fronte al corsivo. La fatica delle forme tondeggianti, della precisione, della grafia comprensibile, li porta a rifiutare il corsivo. ‘In stampato scrivo meglio’ mi dicono”.

A quanto pare le difficoltà ci sono anche alle superiori. “Io non accetto compiti in classe che non siano scritti in corsivo – afferma una docente in un liceo – e più di una volta sono stata contestata dai ragazzi con l’accusa di ‘non lasciarli liberi di esprimersi’, fraintendendo, in tutta evidenza, sia il concetto di libertà che di espressione”.

Lo studio

Nel 2023, ricorda il quotidiano, è stata pubblicata dai ricercatori dell’università La Sapienza e del Policlinico Umberto I: un’indagine secondo cui un bambino su cinque nelle scuole elementari ha difficoltà ad usare il corsivo. E nel 21,6 per cento dei casi c’è il rischio concreto di sviluppare un problema di scrittura difficilmente, in seguito, recuperabile.

“I nativi digitali sono abituati alla tastiera. I bambini delle mie classi, ormai da qualche anno, non hanno più la stessa mobilità del polso di un po’ di tempo fa. Per scrivere in corsivo serve muovere mano e polso in un certo modo, reggere la penna correttamente. Spesso non sanno proprio farlo perché, ad esempio, le loro manine non hanno mai ‘impastato’ qualcosa, piuttosto hanno sfogliato pagine digitali su tablet e telefonini. I loro giochi sono, sempre più spesso, dinanzi ad uno schermo, con una tastiera e un joystick”, dice una docente.

Susanna Iannaccone, docente con master in pedagogia, aggiunge: “La scrittura in corsivo si è dimostrata indispensabile per attivare tutte le zone cerebrali. Come una ginnastica per la mente. Il corsivo sviluppa la cosiddetta motricità fine, l’attenzione, il rispetto dello spazio nel foglio. Favorisce l’orientamento spaziale, nonché l’ordine mentale. Per non parlare di quanto sia importante per una espressione grafica del sé”.

“Su TikTok o Instagram non serve saper scrivere ma saper apparire come i social richiedono. Così anche in terza media si fa fatica ad ottenere una scrittura fluida. Un mio alunno di 12 anni quando scrive in corsivo non riesce a tenere il ritmo, né a rispettare gli spazi del foglio. La sua coordinazione oculo-manuale è minima. E non è il solo”, dice un’altra insegnante.

Corsivo: una tortura o un esercizio necessario?

Come abbiamo scritto, sempre più bimbi avrebbero una grande difficoltà scrivere in corsivo. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Occupational therapy in health care” il 21,6% di bambini è a rischio di sviluppare un problema di scrittura e il 10% dei bambini ha una scrittura disgrafica, mentre si registra una disaffezione al corsivo perché si è più abituati allo stampatello dei computer e degli smartphone.

Qualche giorno fa è inoltre esploso il dibattito in merito alla scrittura e all’ortografia su X: alcuni utenti hanno fatto notare come è sempre più comune l’abitudine degli studenti di scrivere i temi in stampatello e non in corsivo. Da qui il dibattito si è infiammato: c’è chi crede che imparare a scrivere in corsivo sia ormai inutile, e chi invece crede che sia una vera e propria fase dello sviluppo degli studenti da non sottovalutare.

“Ragazzi che in prima liceo scrivono i compiti in stampatello, perché in corsivo non hanno mai imparato a scrivere: non glielo hanno mai insegnato. Io vado ai pazzi. Ho parlato stasera con un ragazzino. Nella sua scuola gli dicevano che imparare il corsivo è troppo difficile per i bambini e quindi sono tempo ed energie sprecate. Sarò antica, ma la trovo un’idiozia enorme. Ho imparato a leggere e scrivere a 4 anni pur non essendo Einstein. Non ho mai visto, intorno a me, bimbi stressati per il fatto di dover imparare a scrivere. Era un’esperienza, ci si sentiva grandi, era un piacere”, questo il post da cui è nata la discussione.

 

Redazione

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