Abbassare i costi del corso sostegno per dare la possibilità di accesso alla specializzazione “senza che questo divenga un modo per speculare sulla pelle di precari, studenti e alunni”.
Lo chiedono FLC CGIL, Adi e Link, che lanciano una petizione rivolta al MIUR, alla CRUI, al mondo accademico, alla scuola, alle famiglie e alle associazioni dei genitori di studenti con disabilità affinché abbassino i costi.
Il corso sostegno, al quale possono accedere coloro che sono già in possesso dell’abilitazione all’insegnamento, è alla preparazione di docenti con competenze specialistiche in attività educativo-didattiche che promuovono il processo di integrazione degli alunni con disabilità. Hanno durata annuale e, una volta conclusi, rilasciano il diploma di specializzazione per le attività di sostegno.
Il decreto ministeriale, emanato l’8 febbraio, specifica che i corsi saranno attivati presso le università, anche in convenzione tra loro, previa autorizzazione di posti e ripartizione di contingenti che lo stesso ministero dell’Istruzione disporrà con decreto successivo, fissando pure le date uniche nazionali per i test preliminari di accesso.
Tuttavia, nonostante il numero dei posti da assegnare non sia stato ancora definito, informalmente è trapelato che la quantità complessiva per quanto riguarda quest’anno dovrebbe aggirarsi attorno ai 15 mila posti.
La prova di accesso al corso sostegno sarà predisposta da ciascuna università e si articolerà in:
Il test preliminare è costituito da 60 quesiti formulati con cinque opzioni di risposta, fra le quali il candidato ne deve individuare una soltanto. Almeno 20 dei predetti quesiti sono volti a verificare le competenze linguistiche e la comprensione dei testi in lingua italiana. La risposta corretta a ogni domanda vale 0,5 punti, la mancata risposta o la risposta errata vale O(zero) punti. Il test ha la durata di due ore.
Se i posti messi a bando presso un ateneo saranno superiori rispetto ai candidati collocati in posizione utile sarà possibile integrare le graduatorie con candidati che hanno partecipato alle prove presso altri atenei e non sono rientrati per carenza di posti. Chiaramente la misura riguarderà solo coloro che ne faranno richiesta.
I requisiti devono essere considerati l’abilitazione all’insegnamento o in alternativa la laurea magistrale accompagnata dai 24 CFU nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche, come riporta il decreto legislativo 59/2017 all’articolo 5, comma 1 e 2, garantendo comunque il possesso di almeno sei crediti in ciascuno di almeno tre dei seguenti quattro ambiti disciplinari: pedagogia, pedagogia speciale e didattica dell’inclusione; psicologia; antropologia; metodologie e tecnologie didattiche.
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