Il decreto con cui il Ministero dell’Istruzione ha indetto il TFA sostegno risulta essere palesemente iniquo e dai risvolti punitivi per chi, da precario, già da alcuni anni consente il funzionamento delle scuole del Nord Italia da settembre a giugno.
Paradossalmente, infatti, questi lavoratori della scuola si ritrovano a dover partecipare alle prove preselettive dovendosi allenare ai quiz in pochissimi giorni, non avendo il tempo di prepararsi ( non ci si riferisce, ovviamente alla preparazione professionale, quanto a quella, più specificatamente “concorsuale” su cui ci sarebbe da discutere a parte…). Inoltre, a fronte delle migliaia di posti richiesti dalle scuole di molte città del Nord, i posti messi a disposizione da quelle università risultano risibili.
A Torino, per fare un esempio, i posti per la formazione TFA sostegno sono in numero ridicolo, rispetto alle centinaia e centinaia di lavoratori e lavoratrici senza specializzazione impegnati annualmente sul sostegno. Dunque la priorità sarebbe stata piuttosto quella di offrire l’opportunità a questi lavoratori di specializzarsi. Invece no: i posti per la formazione sono, massicciamente al Sud. Chi vi parteciperà e quali saranno le conseguenze? Vi parteciperanno giovani laureati, probabilmente inoccupati, che, successivamente, acquisito il titolo, surclasseranno coloro che, invece, già lavorano sul sostegno, che non avranno avuto il tempo per prepararsi, nè avranno potuto essere accolti nelle università della città sede di servizio per l’esiguità dei posti a disposizione. Si scatena la solita guerra tra poveri: da una parte chi regge le sorti della scuola del Nord, dall’altra coloro che, essendo attualmente inoccupati, possono studiare, iscriversi all’ all’università, stante la più massiccia presenza di posti al sud, possono specializzarsi e scavalcare successivamente in graduatoria chi attualmente nella scuola ci lavora. Che logica è questa?
Sarebbe opportuno ritirare questo decreto iniquo e consentire, con tempi più distesi, alle università di programmare l’indizione dei corsi TFA principalmente nelle sedi in cui è attualmente più massiccia la presenza di lavoratoti precari sul sostegno e garantire a questi, prioritariamente, di partecipare alle prove preselettive e specializzarsi, utilizzando proficuamente e contestualmente l’esperienza sul campo.
Anna Maria Mezzolla
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