Durissima relazione della Corte dei Conti sulle spese per il personale nella Pubblica amministrazione: la relazione conclusiva, resa nota poche settimane fa, non risparmia nessun settore e tanto meno la scuola.
La magistratura contabile solleva non poche questioni tutte imperniate su un punto nodale: nonostante tutto la spesa complessiva destinata alle spese di personale continua ad aumentare e gli stessi tentativi di ridurre gli organici non sembrano portare ad una riduzione di spesa.
Secondo la Corte dei conti, per esempio, negli ultimi anni 10 gli stipendi dei dipendenti pubblici sono aumentati ben oltre il tasso di inflazione, mentre ogni tentativo di legare gli aumenti al merito e alla produttività non si è finora tradotto in atti concreti.
Le critiche della Corte riguardano anche la scuola; si legge infatti nella relazione: “Il processo di razionalizzazione e riordino dell’organizzazione scolastica, che pure ha visto rilevanti tagli nell’organico di fatto e di diritto del personale docente ed amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA), non si è tradotto in effettive economie sui capitoli di bilancio del ministero che, viceversa, evidenziano, sia pure in misura minore, eccedenze di spesa legate alla necessità di operare onerose ricostruzioni di carriera nei confronti dei precari di volta in volta stabilizzati”.
Inoltre, il contratto siglato alla fine del 2007 “lascia immutato – secondo la Corte dei conti – un assetto retributivo basato su gradoni di anzianità con incrementi stipendiali da corrispondere automaticamente a determinate scadenze agli interessati, indipendentemente da ogni valutazione della prestazione individuale, con una incidenza del trattamento accessorio vero e proprio sul totale della retribuzione pari ad una percentuale di appena il 14%”.
Sotto accusa anche la sequenza contrattuale relativa al personale Ata, sottoscritta un anno fa, che di fatto cancella “il precedente meccanismo di attribuzione di posizioni economiche finalizzato a compensare l’assunzione di specifici ulteriori e più gravosi compiti legati essenzialmente all’assistenza ai disabili ovvero all’assunzione di funzioni particolarmente impegnative di diretta collaborazione con il direttore dei servizi”.
“Tale meccanismo – sottolinea la Corte – è stato invece sostituito da un diverso istituto retributivo legato al superamento di una prova selettiva ma a regime svincolato dall’effettuazione di una specifica controprestazione”.
Senza parlare, poi, del rapporto fra amministrazione e sindacati accusati di eccessiva ingerenza in fatto di organizzazione degli uffici. A perderci, secondo la Corte, è proprio la qualità dei servizi pubblici a danno della collettività e degli utenti.
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