La Corte europea dei diritti umani ha stabilito che la decisione dell’Italia di non trascrivere all’anagrafe gli atti di nascita di bambini nati all’estero, tramite maternità surrogata, è legittima: questa decisione vale sia per le coppie omosessuali che eterosessuali.
La Corte europea dei diritti umani (CEDU) ha ritenuto inammissibili i ricorsi presentati da varie coppie dello stesso sesso che chiedevano di condannare l’Italia per non aver permesso di trascrivere gli atti di nascita – legalmente riconosciuti all’estero – per i loro figli nati tramite la citata procedura.Inoltre, la stessa decisione è stata presa anche per il ricorso di una coppia eterosessuale nella medesima situazione.
Come è noto la Procura di Padova aveva impugnato 33 iscrizioni all’anagrafe dei bambini di coppie gay, incluse quelle che riportano i nomi delle madri non biologiche, mentre la pratica della maternità surrogata è stata dichiarata un reato universale, estendendo la punibilità delle azioni commesse all’estero, che sono già considerate illegali nella nostra legislazione.
La maternità surrogata consiste nel portare avanti una gravidanza per conto di terzi. In altre parole, una donna accetta di concepire e partorire un bambino per poi cederlo a chi ha commissionato la gravidanza.
Tuttavia sono molte le coppie italiane che decidono di andare in determinati paese esteri dove le normative sono diverse.
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