Corteo partecipato e tranquillo quello che si è svolto il 18 ottobre a Roma, promosso da Cobas e sindacati di base, dietro lo striscione “Via i governi dell’austerità dall’Italia e dall’Europa”. In piazza lavoratori di diverse categorie, dai trasporti, a quelli della sanità, della scuola, del pubblico impiego. Con loro anche gli operai dell’ Ilva, i vigili del fuoco, e gli immigrati, presenti con striscioni contro la legge Bossi Fini.
Ma ci sono anche i pensionati e le precarie degli asili nido di Roma sotto le bandiere dei sindacati Cobas e Usb.
I sindacati di base hanno proclamato lo sciopero contro le ricette dell’Unione europea “che in nome della stabilità monetaria impongono al nostro paese rovinose politiche sociali”. E, “dopo la legge di stabilità, con cui il governo delle larghe intese ha riaffermato le politiche antipopolari e la logica dell’austerity”, i sindacati chiamano allo sciopero i lavoratori di tutte le categorie del pubblico e del privato, i pensionati, i senza lavoro, i precari, i migranti”, si legge in una nota.
“Lo vede questo cartello? È un po’ pesante… come il mio stipendio”, un vigile del fuoco trascina la sua busta paga. “Mille e 300 euro, bambini a carico, e soprattutto senza assicurazione. Non chiamateci angeli, siamo persone come tutte le altre e abbiamo bisogno di vivere, non sopravvivere come facciamo ora. Ci sono tanti precari da noi che vorrebbero entrare, ma non si può, è tutto fermo”.
“Basta con la Bossi-Fini”, spiegano gli stranieri in ricordo di Lampedusa: “Non è così che si risolve il problema”. Molti sfilano con i bambini sulle spalle, mentre un precario dice: “Il problema di tutto questo è che oramai nelle tv siamo passati come gli spaccavetrine quando invece qui c’è tutt’altro, persone che subiscono ogni giorno i tagli e l’austerità del governo Letta”.
Viene anche registrata la presenza di NoTav, centri sociali, movimenti. Un gruppo di circa dieci anarchici, alcuni con il volto coperto da cappucci, è stato fermato dalla Digos a circa un chilometro dal corteo. I manifestanti stessi si sono premuniti di avvisare i presenti e segnalare con foto e video eventuali infiltrati che vogliono rovinare l’andamento della protesta.
Critico il Codacons, che ha definito lo sciopero dei trasporti di oggi “un fallimento, che ha danneggiato i pendolari, costretti comunque ad andare a lavorare con i propri mezzi”
Domani inoltre, sabato 19, scatta la protesta di dei movimenti di lotta per la casa, per il reddito e per la tutela ambientale che chiamerà a raccolta anche i militanti No Tav, con conseguente allerta ai massimi livelli delle forze dell’ordine.
“Sollevazione generale” è lo slogan dei manifestanti che intendono circondare il ministero dell’Economia su via XX settembre e accamparsi almeno fino a domenica sotto quello delle Infrastrutture a Porta Pia, entrambi simboli delle grandi opere a cui si oppongono.
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