Da pochi giorni nelle sale cinematografiche di tutta Italia c’è il film “Ma cosa ci dice il cervello” con Paola Cortellesi. Un film che parla anche di scuola. Infatti l’attrice interpreta il ruolo di un’impiegata in un ministero o meglio in realtà sarebbe un agente segreto dalla Sicurezza Nazionale.
Mentre è in missione all’estero decide che non può restare a guardare l’umiliazione e il conseguente abbrutimento dei suoi amici: “Vengono bullizzati gli insegnanti, si rende conto?”, racconta in un’intervista ad Amica. “Quando io portavo a casa una nota, i miei se la prendevano con me. Non con i professori, che oggi vengono picchiati per strada. Si attacca la scelta di aver deciso di occupare una certa posizione. È questa l’inciviltà. Per fortuna mi salva l’ironia. Che è fondamentale per vivere. E la voglia di raccontare”.
E poi aggiunge: “Siamo tutti allenatori o premier. Non si riconoscono più le competenze. Mi piace sempre spettinare i cliché. Perché una donna deve essere per forza moglie e madre? Perché la singletudine femminile è sinonimo di solitudine, e invece un maschio single è il guerriero che prende in mano la sua vita? Ci sono donne a cui non interessa trovare una relazione stabile. Oppure che non accettano quei compromessi che il vivere con un’altra persona comporta: quelli del cuore, dei sentimenti. Chi ci riesce è davvero coraggiosa”.
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