Abbiamo visto quali sono i progetti adottati dal Ministero per la sicurezza e l’edilizia scolastica. Progetti già conclusi o ancora in fase di terminazione, alcuni approvati da precedenti governi e altri da quello attuale.
C’è il progetto #italiasicura, in cui è stata creata una struttura di Missione che possa assicurare il coordinamento tra diversi Ministeri per garantire l’impulso e la corretta gestionefra varie linee di finanziamento e il sostegno agli Enti locali, che operano nella gestione diretta delle scuole. A tal proposito, questa estate sono stati aperti 1.643, che si sono chiusi con l’avvio delle scuole.
Se si considera che anche la legge 107/2015, la cosiddetta ‘Buona Scuola’, prevede lo stanziamento di 300 milioni di euro attraverso un bando di concorso per costruire scuole altamente innovative dal punto di vista architettonico ed energetico, dove gli spazi saranno concepiti anche per favorire una didattica avanzata, le manovre per migliorare la sicurezza nelle scuole sembra stiano aumentando.
Ma la vera novità risiede nel Piano triennale di edilizia scolastica, che mira a programmare in modo unitario e coerente tutte i progetti e le risorse.
Si tratta di mutui trentennali a totale carico dello Stato, attraverso fondi erogati dalla Banca Europea degli investimenti (Bei).
Gli Enti locali hanno inviato alla Regione di appartenenza i progetti per cui chiedevano finanziamento e le Regioni hanno stilato una graduatoria dei progetti ammessi.
A livello nazionale, per il triennio 2015-2017 sono stati raccolti 6.300 interventi per un valore complessivo di 3.660.521.946 euro.
In questo modo sono stati finanziati i primi 1219 interventi investendo 905 milioni di euro. Interventi che, in quanto in cima alle 20 graduatorie regionali, sono stati giudicati “i più urgenti” dalle Regioni stesse.
Come già accennato, le risorse in questione provengono dal cosiddetto “decreto mutui” dello scorso gennaio, che grazie a una rata di 40 milioni l’anno pagata dallo Stato per trent’anni, la Bei, attraverso Cdp, mette a disposizione degli enti risorse economiche per la ristrutturazione e l’ammodernamento.
Nello specifico, il contratto di mutuo consentirà di anticipare agli enti locali il 30%, a cui seguiranno due successive erogazioni del 55% e del restante 15% della somma entro fine anno.
A questo punto le risorse, che dovrebbero andare direttamente nelle casse dei comuni e non “sostare” alle Regioni, potranno pagare il 20% di anticipazione alle imprese, in base al codice appalti.
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