Conviene ancora iscriversi in facoltà scientifiche dopo il diploma di maturità? La domanda, a prima vista bizzarra, nasce dalle riflessioni di Christopher Pissarides, Premio Nobel per l’economia nel 2010 e docente della London School of Economics, che recentemente si è rivolto ai giovani mettendoli in guardia dall’Intelligenza artificiale. Ce lo ricorda in questi giorni con un suo articolo il Frankfurter Allgemeine Zeitung. Il quotidiano tedesco, riprendendo l’idea dell’economista greco, si chiede se le facoltà scientifiche e le cosiddette STEM abbiano ancora un futuro.
Ma cosa ha affermato di così serio il professor Pissarides? Come riportato da numerosi organi di stampa internazionali, secondo l’economista di fama mondiale continueremo sì ad aver bisogno di laureati in scienze, tecnologia, ingegneria e matematica, ma meno di quanti si creda. Intervistato, in particolare, dal quotidiano La Repubblica, Pissarides ha dichiarato che in certi settori l’Intelligenza Artificiale finirà per fagocitare i posti di lavoro verso i quali molti giovani tendono scegliendo una facoltà scientifica. Un dato inquietante che suffragherebbe la bontà di questa tesi è l’annuncio da parte di Google del licenziamento di centinaia di dipendenti, sostituiti dall’intelligenza artificiale.
Negli ultimi tempi, continua il professore, si è attribuita un’eccessiva importanza alle professioni tecnico-scientifiche, ma in futuro ci sarà bisogno piuttosto di empatia e di soft e social skills: i manager dovranno essere ottimi comunicatori, avere competenze di tipo sociale, la capacità di coinvolgere i propri dipendenti, di capire i problemi degli altri e di intuire in che direzione va l’economia. Competenze non tecniche, dunque.
Secondo il premio Nobel per l’Economia, il futuro è costituito dai lavori creativi, nell’ambito della moda o dell’architettura, ad esempio. Ma anche dalle professioni basate sull’interazione umana e che richiedono buone capacità comunicative, dal customer service al business management all’assistenza sanitaria. Perché gli uomini sono pur sempre degli animali sociali e hanno bisogno di interagire gli uni con gli altri.
Il punto di vista tedesco è, comunque, diametralmente opposto rispetto a quello del professor Pissarides. Come dicevamo, il Frankfurter Allgemeine Zeitung ha interpellato alcuni tra i maggiori specialisti della materia che hanno espresso il loro parere contrario: secondo il direttore del Centro di Intelligenza Artificiale all’Università di Aquisgrana, i timori dell’economista greco sono esagerati; per Ines Helm, docente all’Università di Monaco e specialista dei cambiamenti strutturali nel mercato del lavoro, l’essere umano supera sempre l’Intelligenza Artificiale in intelligenza creativa e sociale e in capacità di ragionamento, soprattutto nei momenti di crisi e di indecisione.
Ma forse l’opinione più interessante arriva da una giovane studentessa in Informatica che, intervistata dal quotidiano di Francoforte, afferma che oggi è ancora più importante che i giovani scelgano di impegnarsi in ambito scientifico: c’è bisogno, infatti, di persone che sappiano distinguere ciò che è buono da ciò che non lo è, al fine di controllare e ottimizzare l’Intelligenza Artificiale.
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