Cos’è la dispersione scolastica implicita? Da cosa si differenzia da quella esplicita e per quale motivo è più subdola e meno evidente? Perché è importante cogliere, negli studenti, i primi segnali che suggeriscono che abbiano intenzione di abbandonare la scuola o non impegnarsi più nello studio? Come si possono aiutare gli alunni che hanno più difficoltà ad andare bene scuola? VAI AL CORSO
All’interno del Sistema Nazionale di Valutazione (DPR 80/2013), il miglioramento si configura come un percorso mirato all’individuazione di una linea strategica, di un processo di problem solving e di pianificazione che le scuole mettono in atto, con un approccio dinamico e olistico che si basa sul coinvolgimento di tutta la comunità scolastica e che fa leva su due dimensioni:
– didattica
– organizzativo/gestionale.
Dunque in primo luogo è compito dei docenti e dei dirigenti riuscire a interpretare correttamente i dati sulla dispersione mediante competenze di analisi degli indicatori oggettivi, quali il tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione nella fascia di età 18-24 anni (indice ELET – Early Leavers from Education and Training), i dati ISTAT, i dati Invalsi in riferimento al tasso di fragilità degli apprendimenti (la dispersione implicita alla quale accennavamo sopra).
In particolare la scuola deve rafforzare le competenze di particolari soggetti incaricati di compiti specifici: referenti, figure di sistema e componenti di gruppi di lavoro a cui spetta il compito di condivisione degli obiettivi e delle modalità operative dell’intero processo di miglioramento.
L’approccio dovrà essere di tipo preventivo: acquisire competenze per scongiurare l’insuccesso scolastico.
Su questi argomenti il corso Pianificare azioni di miglioramento efficaci per contrastare la dispersione scolastica, in programma dal 20 settembre, cura di Giorgio Cavadi e Ornella Campo.
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