Il diritto al lavoro esiste? Sulla carta, sì, esiste. Bello normato, costituzionalizzato. Un tempo per lavorare dovevi essere iscritto al Partito nazionale fascista, avere la tessera per non morire di fame, si diceva. Molti preferivano morire di fame che piegarsi al fascismo, ma non furono la maggioranza degli italiani. No. Oggi, per lavorare devi accettare le condizioni, indecenti, indegne, che la politica del ricatto di pone sul banco della macelleria dei diritti civili e dei lavoratori.
Governo che non è espressione di alcun tipo di processo democratico elettorale, che non ha avuto alcun mandato popolare e democratico per intervenire nel settore della scuola, bene primario comune da salvaguardare anche con le unghie. Unghie affilate. Unghie anche colorate. Ma sempre unghie sono. E le unghie possono anche graffiare. E graffieranno in modo indelebile la decadenza della politica esistente.
Dicono che la scuola non deve diventare assumificio. Ma chi ha creato un sistema di precarificio permanente? Chi ha creato corsi, corsetti, specializzazioni, dispendiose? Chi ha bloccato i concorsi pubblici? Chi ha creato ad hoc false aspettative? Chi ha fomentato un sistema volto a soddisfare interessi di lobby economiche ed universitarie? Ed ora, dopo aver schiaffeggiato a colpi di lotta e sentenze questo sistema, ecco il ricatto. Non possiamo assumere tutti e tutte. Anzi alcuni proprio non li consideriamo. Penso, ad esempio, agli ATA. Che subiranno circa 2000 tagli di unità nell’anno che verrà, e sono quasi 20 mila se non più i posti necessari da coprire. Ma chi se ne frega degli ATA.
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