Dubbi ed incertezze si susseguono in questi giorni sulle sorti che attendono i lavoratori fragili ed in particolare del comparto scuola: personale ATA, docenti e specialmente tra i docenti di alcuni ordini e gradi (si pensi ai vari Istituti Professionali, alla Scuola dell’Infanzia, e altro), a cui non è data la possibilità di attivare la didattica in smart working, cresce l’insicurezza.
Ma vediamo chi sono i soggetti fragili del comparto scuola, molti dei quali in possesso di alti profili formativi professionali (psicologi, medici, avvocati, pedagogisti, architetti, ingeneri, ecc.)
Sono, purtroppo, soggetti assunti in età avanzata, con pochi anni di servizio e affetti da varie patologie e/o in terapia che, a seguito di quanto dettato sulla sorveglianza sanitaria, si ritrovano di fronte alla scelta di dichiararsi lavoratori fragili, o attendere precise indicazioni del Ministro dell’Istruzione.
Tuttavia, essendo quasi alle porte l’apertura delle scuole e sul Web circola da varie settimane l’ansia di questi lavoratori con giuste e dignitose petizioni, è lecito chiedersi se non sia il caso che il Ministro intervenga coscientemente con urgenza, per dare risposte alle varie domande che giustamente si pongono i tanti lavoratori fragili:
Cosa si prevede per i lavoratori, un prepensionamento che li penalizzati ancor più di coloro che chiedono il collocamento anticipato in pensione?
Come saranno utilizzati i lavoratori fragili, usufruiranno dignitosamente dell’esonero dalla docenza per essere parte di quel 10% di organico a disposizione del Dirigente, o saranno collocati in ruoli demansionati o dequalificati?
Si penserà alla mobilità a domanda all’interno del Ministero dell’Istruzione e dell’intera Pubblica Amministrazione, a seguito di competenze e di profili altamente formativi in possesso dei lavoratori fragili?
Saranno instituite figure aggiuntive che, a seconda delle competenze e dei profili formativi in possesso dei lavoratori fragili, potrebbero essere da supporto per il Ministero dell’Istruzione e/o delle Istituzioni scolastiche?
Si penserà di risolvere il problema collocando i docenti nelle segreterie, ma se ciò avvenisse il personale ATA dove confluirebbe?
Su quest’ultima domanda sarebbe ragionevole un’attenta riflessione e considerare che si è reso necessario, in tempi di COVID, attivare il lavoro agile proprio per il personale ATA: operatori a contatto continuo con un pubblico vario ( docenti, alunni, famiglie, personale vario, esperti,ecc.).
Si potrebbe continuare con un lungo elenco di domande, ma è chiaro il senso di “ smarrimento” di questi lavoratori che già vivono nel loro posto di lavoro una condizione di disagio, accresciuto, oggi, dalla situazione emergenziale e dalla mancanza di interventi immediati e indicazioni precise da parte del Ministero dell’Istruzione.
Maria Carmela Barresi