Un recente studio ha preso in esame 23 volontari, di cui uno soltanto dislessico, che si sono sottoposti a un esame di imaging cerebrale. Nel soggetto dislessico le rappresentazioni fonetiche cerebrali sarebbero risultate intatte ma è stato rilevato un deficit tra le tredici aree del cervello che concorrono all’elaborazione e allo sviluppo del linguaggio. Sarebbe proprio questo deficit a causare la dislessia la cui “cura” dovrebbero essere volte a migliorare la connettività tra le aree cerebrali deputate al linguaggio.
La dislessia dunque è un disturbo dell’apprendimento che rende più difficoltoso imparare a leggere con scioltezza e comprendere la totalità del testo letto. È quindi un disturbo che riguarda la struttura stessa del cervello indipendentemente dalle capacità cognitive dell’individuo e gli psicologi hanno spiegato che chi è dislessico ha difficoltà ad associare i fonemi ai rispettivi segni grafici – che sono i «mattoni» del linguaggio umano, scritto e parlato. Le difficoltà di lettura di un dislessico non sono legate alla percezione visiva dei grafemi e il disturbo, che peraltro sembra essere più comune negli uomini che nelle donne, ha una forte componente genetica.
I risultati dello studio di molti accademici neuroscienziati, che saranno presto pubblicati su Science, hanno evidenziato notevoli differenze tra le mappe di connettività dei soggetti affetti dal disturbo paragonate a quelle dei soggetti normali: i collegamenti tra il giro frontale inferiore e l’area della corteccia uditiva sarebbero molto più deboli, rendendosi quindi responsabili dell’insorgere del disturbo.
Non tutti gli scienziati sono convinti della validità di questa tesi, e cioè che la dislessia sia totalmente indipendente dalla rappresentazione fonetica a dalla capacità di distinguere chiaramente un fonema dall’altro. Su una cosa, però, gli esperti sono tutti concordi: poiché l’articolazione del linguaggio e la lettura sono processi mentali estremamente complessi, la dislessia può apparire sotto molteplici forme, rendendo più difficile una diagnosi. Solitamente, il problema si palesa nei primi anni di scuola e, come viene sottolineato da esperti “le difficoltà a imparare a leggere e a scrivere non vanno a impattare solo sull’istruzione e lo sviluppo cognitivo, ma anche sul benessere socio-emotivo dell’individuo”.
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