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Cos’è la fobocrazia? Come i giovani possono riconoscerla in tempo di pandemia

La fobocrazia è il dominio della paura, il potere che fa leva sulle paure e le preoccupazioni più diffuse tra la popolazione. Un tema che in questi due anni di pandemia si è imposto all’attenzione, dato che l’eccesso di informazione sulle cose (e sull’epidemia) non solo può creare confusione ma può destabilizzare, accrescendo le ansie.

Da una parte, questa pandemia ha avuto il merito di portare in prima pagina temi scientifici relativi alla salute e alla sanità che mai avevano trovato un così ampio spazio di discussione. Dall’altra parte, però, questa infodemia è stata spesso causa di confusione. Credo che dobbiamo fornire ai ragazzi i filtri necessari per comprendere al meglio la mole di informazioni alla quale sono sottoposti e diradare un po’ la nebbia informativa che spesso li confonde”.

Sono le parole di Massimo Scaccabarozzi, Presidente e Amministratore Delegato di Janssen Italia in occasione dell’evento conclusivo della prima edizione di Fattore J, un progetto nato per affermare il valore della scienza e della ricerca scientifica e sconfiggere pregiudizi e paure.

Il progetto Fattore J è stato avviato nel pieno del primo lockdown con l’obiettivo di integrare empatia e sviluppo dell’intelligenza emotiva nel tradizionale curriculum della scuola italiana, per formare ragazze e ragazzi sui temi della prevenzione e della salute, sensibilizzare al rispetto di chi vive in condizione di fragilità e consolidare la fiducia nella scienza. Nel corso dell’anno scolastico 12mila giovani di 63 scuole superiori in 7 regioni italiane hanno riscoperto l’importanza di prendersi cura di se stessi e degli altri anche come atto di responsabilità sociale.

A monte, nell’ambito del progetto, la Ricerca sulla fiducia dei giovani nella scienza, condotta dalla Fondazione Mondo Digitale con il supporto del Dipartimento di Economia politica e statistica della Università degli Studi di Siena.

A seguire i risultati della ricerca, che ha coinvolto 4mila studenti tra i 14 e i 19 anni.

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I risultati della ricerca

Sia durante il lockdown che nell’attuale fase i giovani hanno modificato i propri comportamenti soprattutto in base alle linee guida ufficiali. Al secondo posto le indicazioni dei familiari, seguite dalle opinioni di esperti e scienziati. All’ultimo posto tra i criteri di riferimento le opinioni condivise sui social.

Tutti i giovani manifestano insoddisfazione per la gestione dell’emergenza sanitaria, percepita come confusionaria. Il 78% chiede maggiore chiarezza nella comunicazione e più capacità di ascolto. Resta comunque alta la fiducia in decisori politici (18%), ma soprattutto in scienziati (19%) e medici (36%). Uno scienziato viene considerato autorevole soprattutto se “comunica bene”, spiega in modo chiaro concetti difficili e motiva in modo ragionevole le sue convinzioni. Per superare l’emergenza sanitaria i giovani considerano prioritario il ruolo della ricerca per nuovi vaccini e farmaci (81%), seguito dalla gestione equilibrata dei decisori politici (53%) e da una corretta comunicazione (30%).

Il sottosegretario al Ministero della Salute (partner del progetto) Pierpaolo Sileri: “È partendo dalla corretta conoscenza che si rimuovono gli ostacoli della paura e si vincono quelle resistenze verso tematiche apparentemente lontane come la gestione di malattie e la loro cura”

Prossima tappa: la nuova edizione di Fattore J, specificatamente finalizzata ad accrescere nelle giovani generazioni la fiducia nei progressi della scienza, la consapevolezza dell’importanza che i vaccini hanno assunto nella storia dell’umanità anche come strumento di protezione collettiva e la capacità di saper riconoscere le fake news.

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Redazione

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