Attualità

Cos’è lo sharenting? La pratica dei genitori di postare la vita dei figli sui social. In Francia si sta presentando una legge per prevenirla. E in Italia?

In questi giorni il governo francese torna a far parlare di sé a proposito di sicurezza in rete e minori. È’ di qualche giorno fa infatti la presentazione della legge per prevenire e ridurre lo sharenting.

Di cosa si tratta?

Sharenting: che cos’è

Il vocabolo viene dall’inglese dall’unione di due parole: share (condividere) e parenting (fare i genitori), ed è l’abitudine di condividere sui social foto dei propri figli. La proposta di legge in fase di discussione in Francia, a proposito dell’età del consenso digitale al trattamento dei dati (anche sensibili, come le immagini), riguarda anche lo sharenting, che secondo il deputato Bruno Studer, ex insegnante, spesso è seguito da bullismo e cyberbullismo. Dalla condivisone di immagini e video dei propri figli spesso nasce il “furto” di immagini reperite in internet da parte di cybercriminali che, previa manipolazione, ne faranno usi illeciti soprattutto attraverso il dark web, solitamente all’insaputa dei diretti interessati.

Quanto emerge in Francia è che non solo l’accesso alle piattaforme social, ma anche quanto concerne i limiti alla possibilità di genitori e parenti di condividere online le immagini dei propri figli minorenni vada normato.

In Italia

Anche secondo l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (Agia), i principi normativi dovrebbero essere aggiornati. Le regole del cosiddetto sharenting potrebbero infatti cambiare anche in Italia anche perché al momento non esiste una normativa specifica. In Italia l’Autorità garante per i diritti dell’infanzia aveva già consegnato a maggio 2022 una relazione allora Ministra della giustizia Marta Cartabia, con numerosi suggerimenti su età di accesso, i baby influencer, e la condivisione delle foto online. Ora l’autorità per i diritti dell’infanzia ha nuovamente posto all’attenzione della Presidenza del Consiglio la questione degli influencer, in particolare i baby influencer e ai genitori influencer, che spesso monetizzano le immagini dei propri figli. Il Servizio Tutela Minori ha messo in discussione anche il principio secondo il quale va considerata “ogni informazione utile in ordine alla capacità genitoriale dei predetti genitori”.

I dati

Secondo il rapporto del Children’s Commissioner for England del 2018 sembra che prima del compimento dei 13 anni un minore appare nei social dei genitori almeno 1300 volte; questa tendenza riguarda il 53% dei genitori francesi e il 40% circa dei genitori di altre nazionalità europee. Anche Save the Children da anni si occupa di sharenting, richiamando all’attenzione di genitori e famiglie la Convenzione dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e più recentemente dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR).

Carmelina Maurizio

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