La principale conferma per la prossima legge di Bilancio è il superamento graduale della Legge Fornero con il rilancio della quota 100 e dell’opzione Donna.
Per chi avrà 62 anni di età e 38 di contributi nel 2019 l’uscita scatterà solo da aprile prossimo, con cadenze trimestrali per i successivi via libera dal lavoro: un’operazione che dovrebbe favorire l’uscita anticipata (anche fino a 5 anni) di circa 400 mila persone nate tra il ‘54 e il ‘57, con il vincolo, però, del divieto di cumulo.
La soglia minima per il pensionamento anticipato è di 62 anni di età e 38 anni di contributi, a cui si potrà accedere durante quattro finestre l’anno.
Rientra in pista l’opzione donna, che permette di lasciare il lavoro a 58-59 anni con 35 anni di contributi ma con un taglio del 20 per cento della pensione.
GRAFICO n.1 (fonte Corriere della Sera)
Ecco i tre casi più importanti, così come segnalati da Quotidiano.net
CLASSE 1957
L’introduzione di “quota 100”, intesa come somma fissa di età (62 anni) e contributi (38 anni), comporta che dal 2019 potranno andare in pensione “anche” i nati nel 1957 che hanno cominciato a lavorare a 24 anni agli inizi degli anni Ottanta.
Coloro nati nel 1957 avranno un anticipo netto di cinque anni secchi rispetto alle condizioni richieste dalla legge Fornero per la pensione di vecchiaia (67 anni dal 2019).
CLASSE 1959
“Quota 41”, la possibilità di lasciare il lavoro per la pensione al raggiungimento dei 41 anni o 41,5 anni di attività, a prescindere dall’età, è ferma. Cioè saranno bloccati coloro che hanno cominciato a lavorare negli anni ’77-’78 e che raggiungeranno i 41 anni di versamenti nel corso del prossimo anno.
CLASSE 1969
Se soglia dei contributi verrà fissata a 38 anni, saranno in larga maggioranza gli uomini a conquistare l’uscita in anticipo. Le lavoratrici nate tra il ’53 e il ’57 che nel 2019 potranno vantare 38 anni di versamenti sono una minoranza e concentrate in particolare nel pubblico impiego.
Si rilancia, dunque, l’opzione donna, che permetterà di lasciare il lavoro anche con 35 anni attività e 58 o 59 anni di età, per dipendenti e autonome, ma con un taglio anche del 20 per cento.
Allo studio un meccanismo per renderlo molto meno costoso per i giovani col contributivo e per agevolare i giovani con buchi contributivi dovuti a periodi di disoccupazione.
Mentre per chi sceglierà ‘quota 100’ non ci sarà un divieto assoluto di cumulare i redditi da lavoro ma una possibilità di cumulo molto limitata.
GRAFICO n.2 (fonte La Repubblica)
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