Meno burocrazia, più investimenti per la scuola, soprattutto al Sud: sono alcuni dei passaggi chiave dell’ultimo libro scritto dall’economista Carlo Cottarelli, dal titolo “I sette peccati capitali dell’economia italiana”.
Presentando il testo a Taranto, l’ex responsabile Fmi e della spendng review italiana ha detto che per invertire la tendenza economica in atto, bisognerebbe partire “da una drastica riduzione della burocrazia. Con il mio Osservatorio sui conti pubblici italiani stiamo pensando a qualche iniziativa dal basso per raccogliere idee dalle piccole, medie e grandi imprese su come semplificare il sistema”.
“Sono convinto che sia difficile che i burocrati di Roma vengano fuori loro con idee per semplificare le cose”.
Bisogna “partire, dunque, dalle idee di chi soffre maggiormente per la burocrazia, che sono le imprese”.
Parlando, poi, del divario tra Nord e sud, Cottarelli ha detto che è “importante rafforzare quello che io chiamo capitale umano, quindi investire in pubblica istruzione nelle elementari, medie, superiori. È necessario rafforzare la pubblica istruzione nel meridione, questa è una cosa in cui credo fortemente”.
Un concetto, quello di investire in formazione sui giovani, su cui Cottarelli insiste da tempo: non a caso, fu ripreso dallo stesso premier anche nella scorsa primavera, quando fu uno dei “papabili” a guidare il Paese dopo la lunga fase di incertezza post elezioni politiche.
L’economista ha quindi parlato dei “tre motivi principali per cui gli investitori esteri esitano a investire in Italia. Uno è il livello della tassazione, ma per ridurlo bisogna ridurre anche gli sprechi sulla spesa pubblica perchè finanziare un taglio delle tasse andando in deficit non mi sembra una grande idea per un paese così indebitato. Gli altri due motivi, più o meno allo stesso livello, sono la burocrazia e la lentezza della giustizia civile”.
A che in questo caso, il problema è al Meridione, visto che “in media i processi civili durano più al Sud, allora bisognerebbe cercare di far funzionare meglio anche i tribunali”.
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