Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review, nella giornata di giovedì, ha rimesso il mandato per consentire a Giuseppe Conte di formare l’esecutivo che giurerà nelle mani del Capo dello Stato venerdì pomeriggio.
“È stata una grossa sorpresa ricevere la richiesta per una cosa che era molto difficile da fare”, ha detto ai microfoni di 6 su Radio 1.
“Credo che la cosa fondamentale non era tanto la speranza di formare un governo tecnico – spiega Cottarelli – che sarebbe comunque stato necessario in assenza di un accordo politico, ma la speranza che ha avuto successo in qualche modo di far riavviare il dialogo per un governo politico. Un governo tecnico sarebbe stato necessario per arrivare alle elezioni ma con tutte le incertezze che avrebbe comportato tre mesi di campagna elettorale che sarebbe stata focalizzata inevitabilmente sulla questione dell’euro”.
Sull’ipotesi di un incarico a lui conferito alla guida di un ministero del nuovo governo a guida Giuseppe Conte, Cottarelli nega che vi sia stata quest’ipotesi sul tavolo e dichiara: “No, non c’è mai stata. Se ci fosse stata non avrei accettato perché ho detto che è un onore servire nel governo italiano, però bisogna essere d’accordo su certi obiettivi. Ci sono parti di programma che mi vanno benissimo, come la parte sulla corruzione, la lotta all’evasione fiscale, ma c’è questa idea fondamentale che per crescere di più si deve fare più deficit pubblico ma per un paese che ha un debito pubblico già alto è troppo rischioso. Non conosco paese al mondo che sia riuscito attraverso più deficit poi ad arrivare a ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil. Vediamo se queste idee funzionano.
Intervenendo al Festival dell’Economia aggiunge: “Quando il presidente Mattarella mi ha chiamato avevo appena finito di correggere i compiti dei miei studenti e mi accingevo a vedere la quarta puntata della settima serie di Breaking bad. Candidarmi alle prossime elezioni? Ci vuole uno stomaco che non ho, non ci ho proprio ancora pensato. Unica spesa da non tagliare è quella per la scuola pubblica. Non credo che flat tax sia una buona idea in termini di distribuzione del reddito, penso che serva un sistema di tassazione progressiva. Il livello attuale di progressività mi sembra ragionevole e non è utile passare a un minor grado di progressività con flat tax. Nel programma di governo ci sono cose giuste, ma sulla lotta all’evasione si parla di pace fiscale, si tratta dell’ennesimo condono”.
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