Sull’alto numero di contagi (quasi 11 mila nelle ultime 24 ore) e cosa fare per evitare di finire come la Francia, il Comitato tecnico scientifico non le manda a dire ed esprime il pensiero di molti: convocato nel pomeriggio di sabato 18 ottobre, il pool di esperti esamina la questione delle nuove misure in vista del prossimo Dpcm e punta il dito sui trasporti pubblici locali.
“Un’importante criticità – si legge in una nota del Cts condivisa con le Regioni – è rappresentata dal trasporto pubblico locale che non sembra essersi adeguato alle rinnovate esigenze, nonostante il Cts abbia evidenziato fin dallo scorso mese di aprile la necessità di riorganizzazione, incentivando una diversa mobilità con il coinvolgimento attivo delle istituzioni locali e dei mobility manager”.
Riorganizzare i trasporti locali, con il coinvolgimento dei sindaci, per il Cts è dunque ora la priorità.
Perchè per come si sono messe le cose, con l’innalzamento continuo dei casi positivi, servono ora provvedimenti d’urgenza. E a “rimetterci” saranno le scuole, che dovranno mutare gli orari di ingresso e uscita.
Il gruppo di esperti guidati da Agostino Miozzo, dirigente della Protezione civile, indica al Governo la necessità di avviare ingressi scaglionati per scuole superiori e università (senza però ricorrere ancora alla didattica a distanza): si parla già di inizio delle lezioni che potrebbero protrarsi addirittura fino alle ore 11.
Poi gli esperti chiedono il potenziamento dell’attività di diagnosi e contact tracing con i medici di base e i pediatri, potenziamento della medicina territoriale attraverso il contributo della protezione civile.
Il Governo ha preso nota delle richieste del Cts e dovrebbe includerle nel Dcpm in uscita, domenica 18 ottobre, interamente incentrato sulle modalità da attuare per frenare l’ondata di contagi e per affrontare questa nuova ondata di contagio, tutelando nel modo più efficace gli interessi sanitari e socio-economici di tutti i cittadini.
Nella nota emessa dal Comitato tecnico scientifico si parla anche di “limitazione temporanea alla fruizione di eventi a grande aggregazione di pubblico (es. congressi, fiere, ecc.) ed altri assembramenti di persone spontanei o comunque organizzati”.
Il Cts auspica anche l’intensificazione “della vigilanza e delle azioni di contrasto che devono essere rese più agevoli nella loro possibilità di adozione, per esempio l’obbligo di affissione del numero massimo di clienti che è possibile accogliere negli esercizi”.
E “rimarca l’attuale incertezza relativa agli aspetti epidemiologici correlata alla circolazione e alla trasmissione del virus, pur nella consapevolezza che, attualmente, i focolai sono principalmente all’interno delle famiglie“.
Gli esperti chiedono anche di “considerare che il Paese si trova all’inizio della stagione autunno-invernale, rendendo potenzialmente più difficile la gestione dei pazienti affetti da Covid”.
Quindi si soffermano sulle norme vigenti relative “al numero massimo di persone che possono condividere il medesimo tavolo all’interno dei locali di ristorazione”.
“Assoluta esigenza di tempestiva diagnosi, monitoraggio ed efficace tracciamento dei contatti attraverso il coinvolgimento dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, mediante azioni di reclutamento attivo potenziando i sistemi diagnostici, ad esempio drive-in“.
Chiedono infine “l’incentivazione dello smart working sia nell’ambito del settore pubblico che in quello privato”.
Una modalità, quella del lavoro agile, che per la scuola si tradurrebbe nella didattica a distanza con docenti e alunni casa: eventualità che, almeno per ora, il Comitato tecnico scientifico non intende prendere in considerazione.
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