Appena un anno fa (il 4 marzo), le scuole chiudevano a causa della pandemia, esplosa anche in Italia in maniera impietosa. Il lockdown sarebbe durato mesi e gli alunni avrebbero completato il loro anno scolastico in Dad. Dodici mesi dopo, e conclusa la seconda ondata di fine 2020, la riapertura delle scuole di gennaio, per alcuni, è già un ricordo. Le varianti del virus circolano in maniera rapida e i più giovani sono tra i più colpiti. Per questo sempre più Comuni, a macchia di leopardo, hanno optato per la chiusura delle scuole, riportando tutti alla più prudente didattica a distanza.
Ci sono poi alcune regioni, come la Puglia, che hanno invece chiuso per permettere la vaccinazione del personale scolastico. Rispetto a dodici mesi fa è cambiato il governo, ma soprattutto è cambiato il potere decisionale, con le Regioni e i Comuni autorizzati ad adottare le misure necessarie. Da qui la diversità di ordinanze di ogni territorio.
In tutto ciò gli alunni, specie quelli delle superiori, continuano ad essere sballottati tra aula e casa, in un anno scolastico spezzettato e non poco complicato, anche per i docenti. Tra i comitati dei genitori e i ricorsi al Tar che non piacciono ai governatori.
La terza ondata è ormai realtà e le scuole chiudono sempre più. Il nuovo Dpcm potrebbe chiarire le regole, chiudendo in qualsiasi caso gli istituti nei territori in zona rossa.
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