L’emergenza sanitaria ha messo realmente in crisi il modo di concepire e di somministrare la didattica alle nuove generazione, già di fatto vincolate da questioni di discontinuità anno per anno, in cui i docenti, di fatto, sono costretti ad una mobilità estrema, non in linea con il welfare ed il trattamento contrattuale riservato agli omologhi d’Europa. Il contrasto alla diffusione del nemico invisibile ha portato in tutto il continente allo stop dell’industria della cultura, tra cui figura cinema, teatro, musei e scuola, di fatto sempre ultimo settore ad essere a conoscenza di nuove disposizioni. Queste afferiscono sempre alla matrice del contrasto empirico: mascherine, distanziamento interpersonale, quarantene (in alcune realtà europee solo eventuali), disinfezione raccomandata delle mani, interventi diretti, se possibile, sul trasporto pubblico locale per ovviare pericolosi fenomeni di sovraffollamento. L’arrivo prossimo del nuovo anno scolastico causa, in numerose realtà europee, discussioni politiche ed autoanalisi circa la precedente gestione dell’emergenza sanitaria. Osserviamo più da vicino cosa accade in Austria e Regno Unito.
La nazione mitteleuropea per eccellenza si è confrontata con un recente e vertiginoso innalzamento dei contagi dovuto all’abolizione, a tal punto momentanea, delle disposizioni atte a contrastare la diffusione del nemico invisibile. Nelle scuole si fa riferimento, in sede al Ministero dell’Istruzione, ad un ritorno di studenti e dipendenti dotati di mascherine e osservanti del distanziamento interpersonale: questa la misura suggerita dal Ministero della Salute che di prepara alla quinta ondata per il prossimo autunno, derivante dalla diffusione incontrollata dell’agente virale. A tal proposito, la commissione Gecko incaricata per il monitoraggio attivo della situazione epidemiologica (paragonabile al Comitato Tecnico Scientifico nostrano), ha richiesto un migliore monitoraggio dei dati relativi ai contagi nelle scuole. Ipotizza inoltre sino a 70.000 nuove infezioni al giorno, specialmente in estate. L’innalzamento del + 62 % dei contagi nelle ultime due settimane sta portando le istituzioni ad approvare decreti d’emergenza per un ritorno a scuola in sicurezza, adoperandosi con l’obbligatorietà delle consuete misure di contenimento.
Il Freedom Day dello scorso 19 luglio 2021 tanto atteso da anglosassoni, scozzesi e irlandesi ha portato ad un complessivo aumento dei contagi con riferimento alle nuove varianti Delta e Omicron, attualmente responsabili di un elevato numero di ospedalizzazioni interne. L’esecutivo Johnson, sino al recente collasso governativo, ha mantenuto saldo il suo metodo di contrasto al nemico invisibile: l’immunità di gregge, di fatto, si dovrebbe raggiungere esasperando la circolazione del virus cercando di raggiungerne lo stato endemico attraverso una pianificazione a buona norma della campagna vaccinale al fine di evitare ospedalizzazioni. L’utilizzo della mascherina nelle scuole per il prossimo anno desta sospetti e contrasti di natura politica: la Scozia è pronta a reintrodurre l’utilizzo delle mascherine sul trasporto pubblico e a scuola già dal prossimo settembre, mentre l’Inghilterra persegue la sua linea del contrasto zero. L’Irlanda del Nord, Galles e Man stanno provvedendo ad allestire proprie norme da far recepire agli istituti scolastici, gettando nel caos e nella frammentazione normativa un paese alle prese con un esponenziale aumento dei contagi, previsto al riavvio delle attività produttive e delle lezioni previsto per il prossimo autunno.
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