Alla domanda stanno tentando in molti di rispondere: in questi giorni sulle pagine di varie testate nazionali sono apparsi riferimenti ad indagini importanti sullo stato dell’arte della condizione degli adolescenti in Italia, considerando i limiti, i cambiamenti e le restrizioni portate dalla pandemia: vediamone alcune.
Durante il IV Corso residenziale di Adolescentologia, a cura dall’esperta di endocrinologia e adolescentologia Gabriella Pozzobon, dirigente medico di Pediatria all’Ospedale San Raffaele, Milano, sono stati presi in considerazione temi “caldi” della salute in adolescenza, tra cui l’obesità, l’attività sportiva, il sonno, le infezioni, la vista.
L’attuale prevalenza dell’obesità negli adolescenti è raddoppiata rispetto a 30 anni fa; nella maggior parte degli adolescenti essa è il risultato di uno squilibrio tra apporto calorico – spesso inopportunamente alto negli adolescenti, dato che Il cominciano ad essere autonomi nella scelta e consumo dei pasti – e spesa energetica per il livello di attività, che diminuisce causa la dilagante sedentarietà. A causa dello stigma sociale nei confronti dell’obesità, molti adolescenti obesi soffrono inoltre anche di problemi psico-sociali.
Si parla anche di drop out sportivo, poiché infatti è proprio in questa fascia di età che sono comuni riduzione o abbandono della pratica: a 12-14 anni fino al 40% smette di fare sport, con punte più elevate tra le ragazze. Tra le cause, mancanza di motivazione, tempo, danaro o lo stress causato dalle pressioni dei genitori o degli allenatori.
Il sonno è un’altra questione importante per monitorare lo stato dell’arte degli adolescenti del 2023: il “debito di sonno” è quello da cui gli adolescenti, dormendo mediamente meno delle 8-10 ore raccomandate, hanno un impatto negativo su comportamenti, umore, apprendimento, memoria.
Risulta dalle indagini che i teenager hanno una tendenza al ritardo nel bedtime, a causa di un più tardivo rilascio di melatonina, anche se poi recupererebbero al mattino, ma questo ovviamente non è possibile per gli orari scolastici. E come se non bastasse, a questi motivi biologici si aggiungono cause psico-sociali: gli impegni, lo stress (paure, ansie e turbolenze sociali, preoccupazioni scolastiche), l’assunzione di stimolanti (caffeina, alcolici, nicotina), l’abuso di dispositivi elettronici che, oltre ad interferire col riposo a causa degli stimoli mediatici, con la loro emissione luminosa sopprimono la produzione di melatonina.
Gli adolescenti sono anche tra le categorie più a rischio di contrarre infezioni sessualmente trasmissibili (Ist), sia per motivi biologici (tessuti genitali ancora immaturi e dunque più recettivi, minori difese locali e immunitarie) che comportamentali (carenze educative, bassa percezione del rischio di infezione, comportamenti a rischio quali la crescente precocità dei rapporti e del numero di partner e l’assenza di protezione adeguata). Secondo l’Oms, dei 499 milioni di nuovi casi annuali di Ist nel mondo, circa i 2/3 interessano giovani sotto i 25 anni di età.
Lo stress visivo digitale da cellulari, tablet e computer durante la pandemia, ha causato un forte aumento dei casi di miopia tra gli adolescenti, denunciata da sintomi come mal di testa, vista sfocata e bruciore agli occhi. Possono manifestarsi in adolescenza anche il cheratocono o tutta la patologia infettiva e traumatica dell’occhio.
Risulta maggiore in adolescenza che nelle altre epoche dell’età evolutiva la prevalenza di depressione, ansia, ideazione suicidaria (il suicidio nel mondo è la quarta causa di morte fra i 15 e i 19 anni), ma in Europa occidentale diventa la seconda, dopo gli incidenti stradali, disturbi del comportamento alimentare, disturbi del comportamento dirompente (p. es., disturbo da deficit di attenzione/iperattività, disturbo di condotta, disturbo oppositivo provocatorio), disturbo ossessivo-compulsivo, psicosi, manifestazioni psico-somatiche.
A livello globale, si stima che 1 adolescente su 7 tra i 10 ed i 19 anni soffra di un disturbo mentale. La pandemia di Covid-19, con i conseguenti cambiamenti nelle abitudini quotidiane e il forte impatto emotivo, ha pesantemente influito sulla salute mentale di molti adolescenti. Enrico Valletta, primario dell’unità operativa di Pediatria dell’Ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì afferma “Difficile dare dati precisi, ma direi che l’aumento supera il 25%”. Una situazione che Valletta considera riconducibile alle necessarie restrizioni adottate per contenerla e che hanno ricadute più a livello psicologico che fisico. “Gli adolescenti, in quel periodo, hanno pagato lo scotto della distanza fisica dai compagni di scuola e dai professori e hanno adottato una forma di comunicazione del tutto virtuale”.
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