Nelle scuole superiori i tre quarti delle lezioni si svolgeranno distanza. Lo prevede la prima bozza del Dpcm, a cui sta lavorando in queste ore l’Esecutivo, che potrebbe essere approvata nelle prossime ore e comunque entro la serata di domenica 25 ottobre.
La disposizione, che sembrerebbe quasi definitiva, è la risposta del Governo Conte bis all’ulteriore impennata di casi di positività al Covid-19: nelle ultime ventiquattrore si sono infatti registrati 19.644 nuovi casi (circa 500 in più del giorno prima), con il numero dei deceduti schizzato a 151.
Gli studenti delle “scuole superiori adotteranno “il ricorso alla didattica digitale integrata per una pari al 75 per cento delle attività” e dunque” solo un 25% in presenza su tutto il territorio nazionale, uniformando le ordinanze regionali”, fanno sapere le agenzie di stampa che hanno potuto visionare il documento in via di approvazione.
Sempre alle superiori e al fine di per contrastare “la diffusione del contagio”, il Governo intende modulare “ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni, anche attraverso l’eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l’ingresso non avvenga in ogni caso prima delle 9,00“.
Gli altri cicli scolastici, invece, continueranno con l’attività didattica in presenza.
“L’attività didattica ed educativa per il primo ciclo di istruzione – materna, elementari e medie – e per i servizi educativi per l’infanzia continuerà a svolgersi in presenza”, si legge sempre nella prima bozza del prossimo Dpcm.
Contrario ad un possibile quasi stop delle lezioni in presenza è Antonello Giannelli, presidente nazionale dell’Associazione nazionale presidi.
“Le soluzioni rigide non sono funzionali”, dice Giannelli, secondo cui “l’autonomia delle scuole deve essere salvaguardata: i singoli istituti devono poter decidere. Mi auguro che la scuola possa far salvi gli insegnamenti laboratoriali che devono essere lasciati in presenza”.
Il presidente dell’Anp sostiene che “non si può imporre dall’esterno una percentuale rigida come il 75% in Dad perchè questo non corrisponde alle esigenze dei singoli bacini di utenza. La situazione di una grande città è immensamente diversa da quella di un’area rurale”.
Tra le altre disposizioni del prossimo Dpcm figura pure il divieto di organizzare banchetti e ricevimenti dopo matrimoni, comunioni e battesimi, come pure le feste.
“Sono vietate le feste nei luoghi al chiuso e all’aperto ivi comprese quelle conseguenti alle cerimonie civili e religiose”, si legge nel documento.
La disposizione più rigida sembra però riguardare i ristoratori. “A decorrere dal 26 ottobre 2020, le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono sospese la domenica e i giorni festivi; negli altri giorni sono consentite dalle ore 5.00 fino alle 18.00”, si legge ancora nella bozza del Dpcm in fase di elaborazione.
In pratica, dopo le 18 è vietato il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici e aperti al pubblico, mentre è consentita la ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitaria.
È consentita fino alle ore 24,00 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze.
Il Dpcm prevede anche “la sospensione delle attività di piscine e palestre”; tuttavia, “l’attività sportiva di base e l’attività motoria in genere svolte presso centri e circoli sportivi, pubblici e privati, sono consentite nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento, in conformità con le linee guida emanate dall’Ufficio per lo sport, sentita la Federazione medico sportiva italiana (FMSI)”.
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