Mentre il bollettino dei contagi da Covid-19 fa registrare un altro record – con oltre 26.800 casi nell’ultimo giorno, a fronte di 200 mila tamponi, ed oltre 200 decessi – il popolo dei contrari alla chiusura delle scuole non demorde.
I contrari alla chiusura
Tra i fautori di chi chiede di mantenere la didattica in presenza c’è il segretario generale della Cgil Maurizio Landini: “Stiamo, lavorando, facendo di tutto per riuscire a tenere aperta la scuola”, ha detto Lancini a Sky Tg24.
Il sindacalista confederale ha chiesto di aumentare gli investimenti su sanità e scuole. “Si continua a discutere sul Mes a questo punto ci vuole un Mes europeo. L’Europa deve decidere di investire su sanità, scuola e stato sociale e smetterla con la logica dell’austerità e dei tagli”, ha concluso il leader della Cgil.
Anche il segretario di Italia Viva, Matteo Renzi, si esprime a favore del mantenimento degli istituti regolarmente aperti: parlando a ‘La Repubblica’, auspica “che non si arrivi al lockdown, ma è più comprensibile un lockdown serio e spiegato bene come ha fatto Macron ieri sera che non procedere con decreti continui come fosse una telenovela. Facciamo un piano serio, anche duro se serve, ma un piano strategico da qui a sei mesi. Non decreti a getto continuo che scadono dopo sei giorni”.
“Il virus è forte, ma non giriamoci intorno. La ripartenza della scuola da noi è fallita perché abbiamo pensato ai banchi a rotelle e non ad avere un punto medico in ogni istituto. Perché abbiamo esasperato i professori con regole burocratiche, ma non abbiamo fatto funzionare i trasporti”.
Gli fa eco la capogruppo di Iv Maria Elena Boschi. ntervenendo in Aula sull’informativa del premier Giuseppe Conte, l’ex ministra dice: “Se la regioni chiudono le scuole e il 75% degli alunni fa didattica a distanza è la nostra più grande sconfitta, che deriva dal non saper gestire il tema del trasporto. Germania e Francia che hanno annunciato il lockdown tengono aperte le scuole”.
Miozzo: il Covid peggiora, tra 15 giorni si decide
Contro lo stop alla didattica si dice anche Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico: su ‘Il Corriere della sera‘ dice che sapremo se le misure funzionano tra “almeno due settimane, poi saremo pronti per decidere se abbiamo raggiunto il limite non compatibile e si deve passare ad un intervento più radicale come quello che abbiamo già dolorosamente sperimentato a marzo e aprile. Solo con il rispetto rigoroso delle regole, il lockdown potrà essere ricordato come una brutta esperienza del passato”.
Miozzo spiega che il Dpcm è una risposta “alla situazione attuale del Paese che è in rapidissimo peggioramento” e dove racconta che “dal 18 aprile chiediamo di ‘attuare ogni misura per ridurre i picchi di utilizzo del trasporto pubblico'”. Gli ospedali “soffrono una pressione difficilmente sostenibile nel lungo periodo”.
Il coordinatore dl Cts si conferma “un fautore della scuola al 100%. Il vero coraggio è tenerle aperte e adattare il sistema a questa esigenza. Dobbiamo difenderlo se non vogliamo trovarci centinaia di migliaia di ragazzi terrorizzati e affetti dalla sindrome della capanna”.
Galli: il distanziamento completo non c’è
Tra gli scettici sul tenere necessariamente le scuole aperte è invece Massimo Galli, professore ordinario di Malattie infettive all’università Statale di Milano e primario dell’Ospedale Sacco: durante la trasmissione Agorà, su Rai 3, il medico ha detto che “anche se con molta sofferenza non si può che affermare che le scuole non possono esser considerate, al di là delle dichiarazioni politiche, dei luoghi sicuri” perché “non ci sono in questo momento, in questo paese, luoghi sicuri”.
Commentando la decisione di Emiliano di chiudere le scuole della Puglia, tranne l’infanzia, Galli ha detto che “nonostante tutti gli sforzi fatti per la scuola, resta il rischio per tutto quello che viene prima, dopo e talvolta durante, perché il distanziamento completo non lo riesci a ottenere”.
Secondo il primario “non sicuro lo è qualsiasi luogo che comporti la concentrazione per diverse ore di numerose persone”.
“Di tempo – ha aggiunto – se n’è perso veramente tanto in questi mesi da parte di tutti – ha detto Galli – e i trasporti sono una delle cose principali in cui si è perso tempo”. Ma il rischio, conferma, è anche nei ristoranti. “La settimana scorsa i Cdc (Centri per il controllo delle malattie statunitensi) di Atlanta, hanno citato uno studio che mostra come essere insieme a mangiare, in alcune realtà, rappresenta un problema per la diffusione”.
Chi ha meno certezze sulla necessità di tenere aperte le scuole sono i governatori. Quello della Campania, Vincenzo De Luca, non ci ha pensato due volte a chiuderle e a confermare l’iniziativa, respingendo anche l’invito della ministra Lucia Azzolina a tornare sui suoi passi.
Emiliano: la situazione è grave
Tra coloro che ritengono che si sia oltrepassata la soglia del rischio e occorra passare alla dad è anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.
“Sospendendo la didattica in presenza ho esercitato le mie legittime prerogative previste dalla legge, come il presidente del Consiglio ha esercitato le sue con i vari Dpcm che ha emesso”, ha detto il governatore a proposito dell’ordinanza di chiusura delle scuole con avvio da venerdì 30 ottobre.
Nel corso della giornata era circolata, soprattutto sui social, la notizia di ritiro dell’ordinanza. “E’ un falso – ha replicato Emiliano – messo in piedi da chi evidentemente non si rende conto della gravità del momento e si diverte a seminare confusione. Se ho qualcosa da dire al Governo o al presidente Conte lo faccio nella sede competente in riservatezza e senza polemizzare pubblicamente”.
“Siamo in una vicenda più grave del previsto – ha continuato Emiliano – che va gestita con unità e rispetto reciproco”.
“Stiamo cercando soluzioni per le famiglie pugliesi che non sanno dove lasciare i bambini più piccoli e sono certo che riusciremo ad attutire il loro disagio nei prossimi giorni”.
Azzolina: chi chiude le scuole si illude
Intanto, però, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha risposto al governatore pugliese.
“Pensare di risolvere il problema chiudendo le scuole – ha detto la ministra – è una mera illusione. Perché i ragazzi escono, anzi usciranno di più e rischieranno di contagiarsi. A scuola invece, non solo ci sono misure di sicurezza, ma anche protocolli che permettono controllo e tracciamento. Si riaprano al più presto le scuole“, ha chiosato Azzolina.
Con la ministra si è schierato il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri che ha detto: “non risulta che la scuola faccia crescere i contagi”.
Nel frattempo, però, i governatori le chiudono, ad iniziare dalle superiori.