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Covid, 38 mila nuovi casi in un giorno! Conte: eppure abbiamo speso miliardi per scuola e trasporti

Il ricorso alla didattica distanza alle superiori, anche a due terzi delle medie nei territori dove i contagi sono maggiori, è una decisione dolorosa e inevitabile, che vanifica i tanti soldi spesi per il ritorno in classe. Ma alla pari di altre decisioni che comportano sacrifici, quali sono le restrizioni imposte con l’ultimo Dpcm, è dovuta al ritorno dei contagi di massa (nelle ultime ventiquattr’ore 37.809 nuovi positivi, a fronte di 234.245 tamponi, 2.515 casi in terapia intensiva e purtroppo ben 446 decessi) che travolge quindi i progetti del governo. Basta vedere quello che sta accadendo in altri settori: come i trasporti, il turismo e la ristorazione. Questo concetto è stato espresso dal premier Giuseppe Conte, nel corso del mastershow “Ristoranti, una questione politica”, organizzato il 6 novembre dal Corriere della Sera.

Il premier: noi abbiamo prevenuto

“C’è una vulgata – ha detto il presidente del Consiglio – secondo cui il governo non ha prevenuto la pandemia. Il governo ha” invece “investito miliardi per la scuola, i trasporti, le università, per i protocolli di sicurezza perfino nelle spiagge, ma nonostante tutto la pandemia è arrivata. E adesso dobbiamo adottare delle misure diversamente graduate per uscirne”, ha concluso Conte.

Soldi spesi, ma come?

Nella scuola, in effetti, alcuni miliardi sono stati spesi: per la messa in sicurezza delle scuole, per l’acquisto di oltre due milioni di banchi monoposto e 400 mila innovativi con le rotelle (un terzo dei quali sono ancora da consegnare alle scuole), per l’assunzione di 60 mila docenti e Ata cosiddetti Covid (da assumere fino a al termine dell’anno scolastico) e per gli enti locali, ai quali è stata data la possibilità (con risposta debole) di ospitare gli alunni di troppo nelle scuole a seguito del rispetto dei distanziamenti minimi di un metro.

Il problema, semmai, non è stato l’investimento, ma le modalità prescelte per metterlo in atto: vale per tutti la mancata consegna dei banchi prima dell’inizio delle lezioni in presenza, con alcune migliaia di scuole che stanno ancora aspettando. Con la beffa finale che quando arriveranno i banchi monoposto (con o senza rotelle), si spera nelle prossime settimane, gli alunni potrebbero anche non essere più a scuola ma di nuovo costretti a fare lezione da casa.

“Speriamo di tornare presto alla normalità”

Su questo punto si è espresso lo stesso premier Giuseppe Conte un paio di giorni fa: commentando l’ultimo Dpcm pubblicato il premier aveva detto, , che “mandare in Dad degli studenti è un fatto che pesa molto. E appena la curva rientrerà sotto controllo una delle prime misure sarà restituire la didattica in presenza quanti più alunni possibili“. Ora, è giunta la sottolineatura: lo stop all’attività didattica in presenza è dovuto a una causa di forza maggiore.

Trasporti: il caos è servito

Ma è forse sui trasporti pubblici, soprattutto quelli locali dei grandi centri urbani, delle metropoli come Roma, Napoli, Milano e molti altri capoluoghi, che l’investimento non ha avuto effetti pratici. Gli assembramenti su bus e metropolitane hanno infatti costretto le scuole superiori prima ad aprire dopo le ore 9. E da qualche giorno a sospendere del tutto la didattica in presenza.

La stessa ministra dei Trasporti, Paola De Micheli (Pd), ha detto che “il Ministero è intervenuto per evidenziare l’urgente necessità delle aziende e regioni di garantire il rispetto delle misure di contenimento, il rafforzamento di tutti i controlli, il costante monitoraggio dell’andamento della domanda di trasporto”. Ma poi con l’orario scolastico definitivo la situazione è precipitata.

In ogni caso, il governo si è mosso sui trasporti solo a partire da giugno: un’ammissione fatta sempre dalla ministra De Micheli, durante l’audizione svolta in settimana al Senato e a seguito della domanda postagli dal senatore leghista Mario Pittoni, vicepresidente della VII Commissione.

Bernini (Fi): stanno negando la realtà

Le parole odierne del premier non sono comunque piaciute all’opposizione. Secondo la presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini, Giuseppe Conte non ha speso “mai una parola di autocritica: stamani, anzi, il premier ha addirittura incolpato la pandemia per essere tornata nonostante gli investimenti fatti dal governo su scuola, trasporti e protocolli sanitari”.

“Negare la realtà non nasconde però le responsabilità: la seconda ondata di Covid era infatti ampiamente prevista, ma è mancata la programmazione e sono stati sbagliati gli investimenti, vedi monopattini e banchi con le rotelle, mentre non si sono voluti fare accordi con le scuole paritarie e con le aziende di trasporto private per decongestionare il servizio pubblico. Ma la lacuna più grave è il mancato rafforzamento del sistema sanitario, con l’ostinato rifiuto dei fondi del Mes”, ha concluso Bernini.

Alessandro Giuliani

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