Sale la pressione di chi vorrebbe in classe subito dopo Pasqua almeno gli alunni della scuola dell’infanzia e della primaria, sino alla prima media. Anche nella zona rossa. Pure il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, non può sottrarsi ad un commento: “Lavoriamo giorno e notte per poter riaprire”, avrebbe detto il titolare del MI incontrando Anci e Upi in videoconferenza il 23 marzo.
Il ministro ha ricordato di aver chiesto, anche in sede di Consiglio dei ministri, che le scuole siano le prime a riaprire, quanto prima, in condizioni di sicurezza, “a partire dai più piccoli che devono essere i primi a poter tornare”.
Della possibile riattivazione delle lezioni in presenza si è parlato anche a palazzo Chigi tra il premier Mario Draghi, il ministro della Salute Roberto Speranza e gli esponenti del Comitato tecnico scientifico Franco Locatelli e Silvio Brusaferro: è stata una riunione interlocutoria, nel corso della quale non si sono prese decisioni ma si è cominciato a ragionare su come intervenire dopo Pasqua su un tema che lo stesso presidente del Consiglio considera centrale.
Tra i politici di spessore che hanno chiesto di riprendere dal 7 aprile la didattica a scuola figura ora anche il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa.
E pure il presidente della Liguria, Giovanni Toti. Come anche i parlamentari di Italia Viva Daniela Sbrollini e Gabriele Toccafondi.
Un compromesso fattibile potrebbe allora essere quella della graduale apertura indicato dal ministro dell’Economia Daniele Franco.
Comunque vada, il problema è sempre lo stesso: nella prima decade di aprile sarà garantita la sicurezza degli studenti e del personale scolastico?
I segnali che giungono dai contagi complessivi non sono proprio incoraggianti: dopo una settimana abbondante con la metà delle Regioni in rosso, quindi con tutte le scuole chiuse, si contano ancora 19 mila casi di Covid nelle ultime ventiquattr’ore, ben 551 vittime, ulteriori 317 ingressi in rianimazione e 379 nei reparti ordinari. L’unico dato che fa ben sperare è il tasso di positività in calo al 5,6%.
La soluzione potrebbe essere, allora, quella del rientro in classe con contemporaneo monitoraggio della popolazione scolastica. A rilanciarla, in giornata, è stato anche il Garante dell’infanzia e dell’adolescenza Jacopo Marzetti che propone tamponi obbligatori per tutti per il rientro a scuola dopo Pasqua, oltre ad uno screening continuo a campione ogni settimana.
Applaude la sindaca di Roma, Virginia Raggi, secondo cui diventa ora “necessario mettere in campo ogni misura al fine di garantire ai bambini e ai nostri ragazzi la possibilità di svolgere, in sicurezza, l’attività didattica in presenza”.
Anche il sindaco di Pesaro, e coordinatore delle Autonomie Locali, Matteo Ricci propone “screening a tappeto per tutto il mondo scolastico”.
Un monitoraggio periodico che a suo dire “deve essere fatto da Stato e Regioni in tutta Italia perché i ragazzi sono fuori dalla campagna vaccinale”.
Un controllo continuo dell’andamento dei contagi a scuola sembra dettato anche dai numeri. Dopo le rassicurazioni derivanti da uno studio rassicurante su dati incrociati ministeriali con analisi di epidemiologi, medici, biologi e statistici, dalle Regioni giungono numeri preoccupanti. Vale per tutti la Toscana che, anche se in arancione, sta registrando un aumento di casi che rischi di portare Firenze in zona rossa.
Nell’ultima settimana, infatti, è aumentato il contagio nelle scuole, con 1.333 nuovi positivi tra gli studenti, pari al 15,6% dei casi registrati nell’intera regione.
I dati che porteranno alla decisione finale, comunque, saranno quelli complessivi. Al momento, Governo, Cts e ministro della Salute non hanno preso alcuna decisione, né in senso restrittivo né di apertura. Solo i numeri che emergeranno nei prossimi giorni porteranno, la prossima settimana, a decidere le nuove misure da collocare all’interno del decreto legge Covid dal 7 aprile.
Di sicuro, l’intenzione di tutti è far tornare a scuola il prima possibile i 7 milioni di alunni oggi costretti alla DaD.
Molto dipenderà dall’andamento delle vaccinazioni. E soprattutto dei contagi. “Ci muoveremo con gradualità verso una situazione più normale a maggio e giugno: questo grazie alla disponibilità dei vaccini e all’aiuto che arriva dalla stagione più calda”.
Sull’immediato, intanto, per alcune Regioni oggi collocate in rosso, come Lombardia e Lazio, sarà molto importante il monitoraggio settimanale di venerdì 26 marzo: sperano di passare in arancione già prima di Pasqua. E qualcuno già pensa che si possano riaprire le scuole agli alunni lunedì 29 marzo, anche se non avrebbe molto senso considerando che mercoledì 31 si chiuderebbero di nuovo per via delle festività pasquali.
Al Governo c’è chi guarda con interesse anche a quanto deciso in Germania dall’esecutivo guidato da Angela Merkel, dove pur contandosi meno contagi e meno morti dell’Italia, è stato prorogato il lockdown duro fino al 18 aprile: solo che scuole e asili rimarranno aperti, con test-antigenici veloci due volte a settimana.
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