L’indice di velocità dei contagi da Covid si sarà pure ridotto, ma i 35 mila nuovi positivi nelle ultime ventiquattr’ore e soprattutto i 580 decessi non lasciano presagire nulla di buono. Alcuni governatori, preoccupati per la saturazione dei presidi ospedalieri, da ormai quasi un mese hanno deciso per la linea della chiusura delle scuole, imponendo la didattica distanza. Da alcuni giorni, però, le loro decisioni – in particolare dei presidenti di Campania e Puglia – sono state prese di petto dal ministero dell’Istruzione, trasformando lo stop delle lezioni in presenza sempre più in terreno di scontro tra Stato e Regioni. E per i giudici c’è abbondanza di lavoro.
A partire dal Tar della Puglia, al quale si è rivolta, con ricorso formale, il ministero dell’Istruzione per opporsi all’ordinanza regionale del 28 ottobre che ha disposto la didattica a distanza anche nelle scuole primarie e medie della regione.
Un procedimento che nasce dal ricorso del Codacons Lecce e di alcuni genitori di figli in età scolare che hanno chiesto l’annullamento della delibera regionale ottenendone la sospensione. Dopo la sospensione decisa dal Tar venerdì scorso, il governatore Emiliano ha emesso una nuova ordinanza che, in sostanza, consente alle famiglie di scegliere se mandare i figli a scuola o far seguire loro le lezioni da casa.
Nell’atto di costituzione, l’avvocatura dello Stato precisa che la decisione è stata realizzata con la formula “per resistere al ricorso” che era riportata in un primo atto di costituzione poi rettificato, dopo che era stata “generata automaticamente da sistema informatico”.
La costituzione del MI, dunque, non è a favore o contro l’ordinanza sottoscritta da Michele Emiliano, anche se la ministra Lucia Azzolina si è chiaramente espressa nei giorni scorsi contro il provvedimento di Emiliano e ne ha chiesto il ritiro. L’udienza cautelare collegiale, inizialmente fissata il 3 dicembre, è stata anticipata al 18 novembre su richiesta della Regione.
Nel frattempo, le scuole della Regione stanno subendo forti scombussolamenti: i sindacati Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals Confsal hanno fatto sapere che “la scuola pugliese non riesce ad avere serenità e certezze normative perché anche nelle ultime ore stiamo assistendo a un gravissimo scontro istituzionale tra la ministra e il governatore”.
Per questo rivolgono “un accorato appello” alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano “affinché si accantonino i toni della polemica per trovare una linea condivisa capace di fare chiarezza nella complessa situazione in cui versa la scuola pugliese, anche coinvolgendo direttamente il presidente del Consiglio dei ministri quale garante di tutti i cittadini”.
Perché, continuano, “reciproci veti e atti unilaterali” stanno “velocemente degenerando. Le scuole pugliesi hanno invece bisogno che le istituzioni, a qualunque livello, si facciano garanti della sicurezza attraverso un percorso di condivisione con le organizzazioni sindacali e, in generale, con tutte le parti sociali, accantonando definitivamente le logiche politiche divisive”.
Ma anche in Campania si hanno notizie sugli sviluppi dei ricorsi contro la decisione regionale di chiudere le scuole di ogni ordine e grado.
Il Consiglio di Stato, presidente Franco Frattini, si è espresso sull’appello proposto da due avvocati contro il decreto del Tar Napoli che riteneva legittima l’ordinanza n. 89 del presidente della Regione Campania nella parte in cui “inibiva la frequenza in presenza degli allievi della scuola dell’infanzia e della scuola primaria”: ebbene, il CdS ha ordinato, alla Regione Campania, con il Decreto n. 6453 del 10 novembre, “il deposito dei dati e della documentazione scientifica, acquisiti dall’Unità di Crisi regionale nel periodo 3-5 novembre nonchè i dati scientifici/medici prognostici sull’effetto positivo della sospensione scolastica in presenza ai fini della contrazione del contagio su cui l’ordinanza regionale era basata”.
Un’altra impugnazione in mano ai giudici che, giustamente, chiedono ora di vederci chiaro sulla necessità di dire stop alla didattica a distanza come nemmeno è stato disposto nelle zone ‘rosse’ dell’Italia.
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