Crescono di giorno in giorno i contagi da Covid-19: nelle ultime 24 ore, ha fatto sapere il ministero della Salute si sono registrati 8.804 nuovi contagi (con un incremento di 1.500 casi in un solo giorno) e 83 vittime, contro le 43 di ieri. Se è vero che si è toccato anche il record di tamponi, cresce però pericolosamente anche il numero di ricoverati in terapia intensiva: 586. Tra le disposizioni che si stanno valutando, ve ne è una che riguarda da vicino la scuola.
Per evitare affollamenti sui mezzi di trasporto, gli studenti delle superiori dei grandi centri potrebbero infatti recarsi a scuola anche di pomeriggio: a sostenerlo sono stati i rappresentanti delle Regioni nel corso della trattativa con il Governo sulla possibilità di differenziazione degli orari scolastici allo scopo di diminuire i picchi di utenza sui mezzi del Trasporto Pubblico Locale nelle grandi aree urbane.
Oltre alla possibilità di aumentare la percentuale di lavoratori pubblici in smart-working, i rappresentanti regionali hanno chiesto di differenziare gli orari delle scuole ‘per blocchi’ – mattina o pomeriggio – soprattutto nelle grandi città – anche per garantire le stesse ore di lavoro per il personale docente e Ata.
A chiedere di dilatare “gli orari” scolastici “su tutta la giornata, cioè mattino e pomeriggio” è stato anche il presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini: intervistato nel corso della trasmissione ‘L’aria che tira’ su La7, il governatore ha detto che “la capienza all’80% dei mezzi pubblici che in ore di punta si fa fatica a gestire e controllare è legata fatto di dover portare a scuola i ragazzi e farli tornare a casa per chi non può permettersi di portali da solo”.
Dunque, ha aggiunto, “se si dilatassero gli orari su tutta la giornata, cioè mattino e pomeriggio questa potrebbe esser la soluzione per far circolare i mezzi”.
“Noi di autobus qui non ne abbiamo praticamente più. Noi abbiamo aggiunto centinaia di corse quotidiane, se qualcuno ci fa arrivare altri autobus…”, ha concluso Bonaccini.
A conferma delle impressioni giunte nei giorni passati, quindi, sembrerebbe proprio che i pericoli di contagi da Covid non stazionino nelle scuole, ma fuori: i dati ufficiali emessi dallo stesso ministero dell’Istruzione continuano ad essere rassicuranti, visto che ci troviamo ancora al di sotto dell’1% di alunni, docenti e Ata contagiati.
“I dati odierni – ha commentato il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro su Twitter – confermano che la trasmissione del virus a scuola è limitata rispetto a quella che avviene in comunità, perciò è ancor più importante monitorare e rispettare le regole anche al di fuori del mondo scolastico”.
Un motivo in più per fare affluire gli alunni nelle scuole, quindi, anche il pomeriggio.
Intanto, a Cagliari un gruppo di studenti ha protestato, perché ritiene che andare a scuola in pullman è diventata un’azione “a rischio”: dopo il piccolo sciopero di pochi giorni, i ragazzi, non potendo sfilare per le strade della città per il divieto di assembramenti, non sono nemmeno usciti da casa.
Non si è trattato di “uno sciopero contro la scuola – ha detto all’Ansa Raffaele Peralta, 18 anni, rappresentante del liceo Siotto – anzi ringraziamo il preside per avere preparato la scuola alla ripartenza. Il problema è che, ad esempio al Siotto, il settanta per cento degli studenti è pendolare. E ogni giorno affrontiamo situazioni a rischio per andare a scuola”.
“Le norme anti Covid in pullman – si legge in un comunicato degli studenti – non possono essere rispettate perché non c’è spazio sufficiente”.
Nel mirino anche gli assembramenti alle fermate del bus: “Servono maggiori controlli sanitari. Soprattutto più veloci”.
Anche in questo caso, dividere gli studenti tra mattina e pomeriggo potrebbe essere una prima risposta al problema.
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