Il Covid si riduce ma ritmi lenti, facendo infatti ancora registrare ben 180mila casi e più di 300 decessi al giorno. Gli italiani sono preoccupati, anche perché diversi ospedali hanno i reparti stracolmi. Anche nelle scuole si opera con una certa sofferenza, con un numero non indifferente di assenze di studenti e personale.
Le lamentele si riversano anche sugli enti locali. Tanto che le Regioni vogliono tornare a decidere autonomamente sulle chiusure delle scuole, così come hanno fatto lo scorso anno scolastico.
Lo fanno nel giorno in cui il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici, Filippo Anelli, rivela che a nome della categoria aveva “proposto un ritardo nella ripresa della scuola, recuperando a giugno”: una richiesta di DaD, al posto delle rischiose lezioni in presenza, fatta (invano) a gran voce anche da presidi, sindaci, associazioni, politici e negli ultimi giorni anche dagli studenti.
Le Regioni starebbero sul punto di presentare una richiesta formale al Governo: la Conferenza delle Regioni ha intenzione di chiedere all’Esecutivo di rivedere i criteri e le competenze sulla sospensione delle attività didattiche nelle scuole, andando così a cancellare quella norma che da circa un mese dà loro facoltà di interdire l’accesso a scuola solo se il territorio regionale rientra nell’emergenza massima, quindi di colore “rosso”.
Tra le richieste che i governatori si accingono a presentare vi sarebbe anche l’eliminazione della quarantena, prevedendo solo auto-sorveglianza per quelle persone positive al Covid ma asintomatiche che hanno fatto la dose booster oppure, sempre con queste condizioni, di imporre una quarantena di soli cinque giorni e senza più l’obbligo finale del test.
Ma non è finita, perché sempre le Regioni vorrebbero anche fare alzare all’80% la capienza nei mezzi del trasporto pubblico locale tranne che nelle zone “rosse”, invece dell’attuale 50%: su questo punto, i governatori si sono già mossi, chiedendo al Governo di fare la richiesta agli esperti del Cts affinché esprimano il loro parere.
Secondo i governatori, “con le scuole in presenza e il minor utilizzo dello smart working rispetto allo scorso anno, non si è in grado di portare studenti e lavoratori a scuola e sul posto di lavoro, vista l’attuale percentuale del 50%”.
Nel frattempo, anche dopo il veto del Tar della Campania contro l’Ordinanza del governatore Vincenzo De Luca che prevedeva il rientro in classe degli studenti campani a fine mese, alcuni sindaci continuano a tenere gli alunni a casa.
Come il sindaco facente funzione di Reggio Calabria, Paolo Brunetti, che sabato 15 gennaio ha firmato la nuova ordinanza con cui si dispone la proroga – fino al 22 gennaio – della sospensione dell’attività scolastica in presenza per ogni scuola di ogni ordine e grado, pubbliche e private, con esclusione degli asili nido: l’ordinanza è giunta al termine della riunione on line a cui hanno preso parte i dirigenti scolastici e gli esperti della task force comunale sulla Sanità.
Per il sindaco è stata “una decisione sofferta ma necessaria alla luce dell’andamento dei contagi, purtroppo ancora negativo, in tutto il territorio cittadino”.
Il sindaco facente funzione ha detto che i numeri del Covid sono “molto preoccupanti, tanto che anche ieri si è reso necessario il trasferimento di alcuni pazienti in altre strutture del territorio metropolitano: la proroga è prima di tutto un atto di responsabilità e di consapevolezza”.
Anche il sindaco di Agrigento ha deciso per la chiusura delle scuole e la proroga della DaD per un’altra settimana: la decisione è stata presa nonostante solo il giorno prima il Tar avesse bocciato un altro provvedimento analogo dello stesso sindaco sospendendone l’efficacia.
Intanto, i cittadini che avevano fatto ricorso al tribunale amministrativo contro la prima ordinanza, ricorso accolto dai giudici, stanno già preparando una nuova impugnazione e predisponendo un esposto al Prefetto e alla Procura “affinchè il sindaco non ritenga di essere fuori dallo Stato italiano”.
Da non sottovalutare è però il fatto che Agrigento, come Trapani e Messina, è finita da poche ore in zona “arancione”.
Iniziative simili si registrano anche in piccoli Comuni, pure di altre Regioni. Come a Desulo, nel Nuorese, dove il sindaco, Giovanni Cristian Melis, ha disposto l’attività didattica in a distanza in tutte le scuole del paese fino al 17 gennaio e prorogato fino al 20 gennaio il mini lockdown con coprifuoco alle 22 per gli adulti e alle 18 per i minorenni e l’obbligo di indossare le mascherine Ffp2 nei locali pubblici ed uffici pubblici. E
Anche a Orosei, nella stessa zona dell’Isola, la sindaca Elisa Farris, ha disposto la sospensione delle attività scolastiche in presenza di tutte le classi delle Scuole di ogni ordine e grado, sino a lunedì 31 gennaio.
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